La Superlega e le domande ancora senza risposta

Come ampiamente previsto, anche da queste colonne, la Superlega è tornata nell’agenda del calcio europeo. Sono culturalmente vicino a chi ragiona e lontano da chi insulta. E quindi ho trovato sgradevoli e misere le parole di Ceferin e Tebas nei confronti di Andrea Agnelli. Che sostiene una tesi che non mi convince, ma non per questo merita di essere paragonato a Putin (lo ha fatto Tebas, mentre il capo della Uefa ha ironizzato, non riuscendoci, sul «prima durante la pandemia, ora durante la guerra»). Ci sono però alcune cose che non mi tornano.
La Superlega un anno dopo
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Cosa cambierebbe nella Superlega 2.0?
Chi aderisce a questa Superlega 2.0? Agnelli ha ricordato che 11 club su 12 (tranne quindi l’Inter, ma a mia precisa domanda venerdì prima di Inter-Salernitana Beppe Marotta ha glissato non smentendo ma lasciando intendere che una interlocuzione su questo tema non è stata archiviata) hanno firmato un contratto di 150 pagine. Il numero uno della Juventus attende la pronuncia del Consiglio di giustizia europeo sul ricorso che potrebbe dar ragione ai ribelli. In questo caso come potrebbe obbligare tutte le squadre che hanno lasciato Agnelli&C da soli a far parte di un campionato nuovo e che di fatto le butterebbe fuori dalla Uefa? Ed anche se ci riuscisse, e sinceramente penso già questa sarebbe un’impresa ai limiti del possibile, dove le trovano le altre squadre per comporre i due gironi da 20+20? Si è letto e detto di nuove piazze come Dublino o Vaduz (Lussemburgo). Realmente è questa la strada della rivoluzione del terzetto juventin-ispanico? La reazione, volgare e scomposta, dei vertici di Uefa e Liga testimonia che il timore della scissione è però reale. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Lega Calcio italiana...
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
