Calcio

La Superlega e le domande ancora senza risposta

Le parole di Andrea Agnelli a Londra hanno riaperto il dibattito
Il dirigente della Juventus Andrea Agnelli e il presidente della Uefa Ceferin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il dirigente della Juventus Andrea Agnelli e il presidente della Uefa Ceferin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Come ampiamente previsto, anche da queste colonne, la Superlega è tornata nell’agenda del calcio europeo. Sono culturalmente vicino a chi ragiona e lontano da chi insulta. E quindi ho trovato sgradevoli e misere le parole di Ceferin e Tebas nei confronti di Andrea Agnelli. Che sostiene una tesi che non mi convince, ma non per questo merita di essere paragonato a Putin (lo ha fatto Tebas, mentre il capo della Uefa ha ironizzato, non riuscendoci, sul «prima durante la pandemia, ora durante la guerra»). Ci sono però alcune cose che non mi tornano.

La Superlega un anno dopo

Il gruppo dei «Superleghisti» aveva già sbagliato tempi e modi presentandosi quasi clandestinamente una domenica sera dello scorso aprile. Poi la clamorosa retromarcia lasciando col cerino in mano Juventus, Real Madrid e Barcellona. Ora, quasi un anno dopo, Agnelli interviene a Londra e dice una cosa di assoluto buonsenso ma che lui e le due spagnole avrebbero potuto dire un quarto d’ora dopo la levata di scudi contro il loro progetto. Ovvero che si erano resi conto che l’idea di copiare il sistema chiuso tipo Nba di basket era stato un errore e che il format avrebbe potuto andare avanti con questa significativa correzione, che avrebbe garantito accessi non automatici e un vago criterio di meritocrazia sul campo. Possibile che in quasi un anno non sia stato partorito niente più di una vaga idea di due «leghe» da 20 squadre ciascuna con promozioni e retrocessioni? E se invece il progetto c’è ed è più dettagliato perché non esporlo compiutamente? C’è poi un’altra questione non da poco.

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Cosa cambierebbe nella Superlega 2.0?

Chi aderisce a questa Superlega 2.0? Agnelli ha ricordato che 11 club su 12 (tranne quindi l’Inter, ma a mia precisa domanda venerdì prima di Inter-Salernitana Beppe Marotta ha glissato non smentendo ma lasciando intendere che una interlocuzione su questo tema non è stata archiviata) hanno firmato un contratto di 150 pagine. Il numero uno della Juventus attende la pronuncia del Consiglio di giustizia europeo sul ricorso che potrebbe dar ragione ai ribelli. In questo caso come potrebbe obbligare tutte le squadre che hanno lasciato Agnelli&C da soli a far parte di un campionato nuovo e che di fatto le butterebbe fuori dalla Uefa? Ed anche se ci riuscisse, e sinceramente penso già questa sarebbe un’impresa ai limiti del possibile, dove le trovano le altre squadre per comporre i due gironi da 20+20? Si è letto e detto di nuove piazze come Dublino o Vaduz (Lussemburgo). Realmente è questa la strada della rivoluzione del terzetto juventin-ispanico? La reazione, volgare e scomposta, dei vertici di Uefa e Liga testimonia che il timore della scissione è però reale. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Lega Calcio italiana...

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