La strada del Brescia per il ritorno in serie B: cosa è successo finora

Dalla retrocessione sul campo in serie C alla concreta possibilità di essere riammesso in serie B. Settimane sulle montagne russe per il Brescia calcio, che hanno toccato l’apice negli ultimi giorni con un'escalation di azioni innescate in seguito alla decisione del Tribunale di Reggio Calabria di imporre lo stralcio del 95% dei debiti della Reggina e arrivate fino alle mancanze nell’atto di iscrizione del neopromosso Lecco, passando per le dichiarazioni «a sostegno» della tesi delle rondinelle da parte del mondo politico e sportivo e per le mosse del club biancoblù.
Ma ricostruiamo tutta la situazione, cercando di capire tappa dopo tappa come siamo arrivati fin qui.
La sentenza pro Reggina
Nell’immediato post retrocessione, il Brescia ha monitorato le situazioni di Reggina e Sampdoria, restando alla finestra per un eventuale immediato ritorno in serie B. Ma se la posizione del club ligure si è piano piano defilata, dapprima con la cessione della società all’imprenditore Andrea Radrizzani e poi con l’accordo trovato dal nuovo proprietario con i creditori - passaggio fondamentale per presentare il bilancio e procedere poi all’iscrizione -, il destino delle rondinelle è rimasto appeso con un filo invisibile a quello della Reggina.
Le possibilità che si concretizzasse la riammissione in B parevano scemate lunedì 12 giugno, quando il Tribunale di Reggio Calabria ha dato l’ok al piano di ristrutturazione dei debiti presentato dagli amaranto, imponendo lo stralcio del 95% dei debiti accumulati verso l’Erario, consentendo così alla società di abbattere qualcosa come 14,5 milioni di euro, obbligando il club a versare però le pendenze dovute (circa 8,7 milioni tra stipendi e tasse arretrate) entro il 20 giugno per procedere all’iscrizione in B. A quel punto per il Brescia la C maturata sul campo è un po’ più reale.
Gli affondi di Abodi e Gravina
Il caso Reggina ha lasciato a prescindere una scia di scetticismo a vari livelli. Martedì 13 giugno il ministro dello Sport Andrea Abodi ha commentato così la vicenda: «Il caso Reggina va esattamente nella direzione opposta dell’equa competizione: il club ha utilizzato una norma dello Stato che non risponde alle norme dell’ordinamento sportivo. Non è un caso che qualcuno sia andato in LegaPro e qualcuno non sia andato ai play off pur avendo pagato tutto, mentre la Reggina ha fatto acquisti e se la sia cavata con il 5% di debiti fiscali».
Parole forti, che trovano un appoggio anche in quelle del presidente federale Gabriele Gravina: «Il caso Reggina è stato possibile perché le leggi dello Stato non sono coerenti con il più stringente quadro normativo federale». Parole su cui il Brescia può comunque fare affidamento preparando la propria offensiva, mentre inizia comunque anche a ventilare l’idea di una serie B allargata con le rondinelle che «incassano» favorevolmente pure l’articolo 25 del Decreto Legge Pubblica amministrazione 2 licenziato giovedì 15 giugno, in cui si ribadisce che «allo scopo di garantire la possibilità di iscrizione ai prossimi campionati sportivi, il regolare svolgimento degli stessi e l’equa competizione, le società professionistiche sono sottoposte a tempestivi, efficaci ed esaustivi controlli e ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalla federazioni nei rispettivi statuti».
La vera offensiva contro la Reggina

Tra la fine della scorsa e l’inizio dell’attuale settimana lo scontro con la Reggina è diventato frontale e non più a distanza. Già venerdì 16 giugno il Brescia ha depositato in Corte d’Appello il ricorso contro l’ok al piano di ristrutturazione del debito della società amaranto, ben sapendo che nella giustizia ordinaria si sarebbe andati almeno a 3-4 mesi per la discussione.
Poi, mentre a fine della scorsa settimana la Reggina non aveva ancora versato quanto dovuto per sistemare le pendenze della stagione 2022/23, il Brescia intanto pensava già di presentare alla Covisoc (che entro il 30 giugno dovrà verificare la correttezza dei documenti presentati per l’iscrizione al campionato) una richiesta d’accesso agli atti dei calabresi.
E infatti puntualmente lunedì 19 giugno è scattato in toto il piano del club presieduto da Massimo Cellino: inviate segnalazioni alla Covisoc (e per conoscenza a Figc, Coni, Lega di B, Ministero di Economia e Finanza, dello Sport e della Giustizia) circa l’iscrizione al campionato della Reggina alla B 2023/2024, inviando al contempo notizia di illecito alla Procura della Figc e del Coni.
La provocazione con l'iscrizione in B rifiutata dalla Lega

Tra i vari atti del Brescia, anche l’iscrizione (senza averne il diritto sportivo) alla serie B presentata nella giornata di martedì. Dapprima a mano negli uffici milanesi della Lega cadetta con la pratica che ovviamente non è stata protocollata e poi attraverso Pec, puntualmente respinta dalla Lega B mentre al fotofinish la Reggina procedeva all’iscrizione, anche se, come è trapelato, non è chiaro cosa il club amaranto (che nel frattempo è prossimo alla cessione, con il presidente Marcello Cardona e tutto il Consiglio d’amministrazione che si sono dimessi nella giornata di oggi) abbia pagato, se solo le pendenze con i giocatori e non quelle con il fisco avendo il 30 giugno come scadenza secondo il piano di ristrutturazione del debito omologato dal Tribunale (ma per l’ordinamento sportivo il termine restava il 20 giugno).
Il problema stadio del Lecco: si torna a sperare
Intanto in un caos continuo si apre per le rondinelle anche la speranza di essere riammessi in B per i problemi del Lecco neopromosso. La società bluceleste ha infatti faticato a reperire uno stadio da inserire all’interno della domanda e, pur avendo alla fine trovato la soluzione con l’Euganeo di Padova, ha inviato la documentazione entro i termini senza l’ok per lo stadio della prefettura patavina, arrivato solamente nella mattinata di mercoledì 21 giugno: un vizio di forma che, in assenza di deroga, rischia di estromettere i lacustri dal prossimo campionato di serie B a termini di regolamento.
Per queste ragioni la riammissione del Brescia in serie B è un po’ più vicina e, qualora i posti vacanti fossero due, a quel punto anche il Perugia avrebbe titolo per una riammissione. Ma mancano ancora tanti passaggi: le verifiche della Covisoc entra il 30 giugno, gli eventuali ricorsi entro il 5 luglio e la ratifica del consiglio Figc entro il 7 luglio. Insomma, ci aspettano altri giorni caldi di quest’estate diventata improvvisamente bollente.
E con il ritorno in B, naturalmente, anche tutti i discorsi su un'eventuale cessione del club (c'è un advisor che lavora sulla questione, lo studio Pirola-Pennuto-Zei di Milano che fu intermediario anche nel 2017 nel passaggio da Marco Bonometti a Massimo Cellino) prenderebbero tutta un'altra connotazione.
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