Il Brescia torna nel suo fortino per ripartire dopo la batosta di Bari

Dopo «una brutta giornata in ufficio» (cit. Clotet) non c’è niente di meglio che tornare a casa e rifugiarsi nelle proprie certezze dentro le quali cercare lo slancio per affrontare la giornata successiva. È passata una settimana esatta dalla brutta giornata in ufficio - immagine che il tecnico catalano aveva utilizzato a caldo per riassumere la figuraccia di Bari - trascorsa dal Brescia che oggi alle 14 è chiamato ad esorcizzare e cancellare quel 6-2 guardando negli occhi uno dei suoi incubi peggiori del recente passato, il Cittadella. Non è afffattto un crocevia, ma di certo è un passaggio importante per testare la durezza, soprattutto mentale, del gruppo e di chi lo guida. Dice il saggio: non conta cadere, ma come ci si rialza.
Reazioni
Già a caldo, l’ambiente aveva avuto una reazione equilibrata e serena. Lo stesso vale per la critica, senza eccezioni: tutti interdetti, severi di fronte a una prestazione e a un risultato umilianti, ma tutti pronti a far quadrato e far pesare sulla bilancia un precedente bottino di 4 vittorie di fila con appena 2 gol subiti. Peraltro, il fatto che Pep Clotet per sua stessa ammissione abbia ritenuto di non darsi alla lettura dei commenti post Bari non può che portare alla conclusione diretta che il nervosismo e la tensione sorprendentemente palesate ieri già dagli albori di quella che è stata una comunissima conferenza stampa con comunissime domande dopo una batosta memorabile, siano piuttosto figli di pressioni interne (meccanisimi che sulla scorta dell’ultimo quinquennio siamo in grado di immaginare): altrimenti non si spiega.
Guardare avanti
Perché il clima deve essere degno di una squadra che ha avuto la capacità di raccogliere 15 punti in classifica (en passant: c’è sempre un primo posto...) mentre l’atmosfera della vigilia è parsa più adatta a una squadra in difficoltà. Hanno lasciato il segno le graffiate celliniane? È il fuoco della rabbia che brucia? Sia come sia, sarebbe fuorviante mettersi a caccia di (inesistenti) fantasmi (esterni): ci sono fiducia e benevolenza nei confronti di un gruppo, e anche di un allenatore, che sanno come entusiasmare e prendere tutti per il cuore.

Tutto ciò premesso e puntualizzato, sì: guardiamo alla benedetta partita contro un Cittadella che anche se in questo momento non ha nulla a che fare con la migliore versione di se stesso, è pur sempre quella bestiaccia che il Brescia non batte dal febbraio del 2017 (4-1). Ci sono 5 anni da colmare approfittando non solo della spinta del proprio orgoglio ferito, ma anche delle difficoltà di un avversario che fatica a ingranare, che viene da due sconfitte di fila, e che senza Baldini fatica oltremisura ad aver sbocchi in una fase offensiva già carente (un gol segnato nelle ultime quattro gare è un dato significativo).
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Per contro, c’è un Brescia che in controtendenza alla passata stagione, nella sua casa - un ritrovato fortino - ci sta benissimo: tre vittorie su tre a Mompiano, cinque gol fatti e soltanto uno subito. È uno «storico» ancora piccolo quello del Brescia, ma tale da fornire materiale sufficiente al quale aggrapparsi per pensare di poter riprendere quel filo scappato di mano a Bari come non dovrebbe mai capitare, ma come può capitare. Ed è capitato: oggi, la migliore delle occasioni per mettersela davvero via e non pensarci più. Contando sul sostegno di una Nord già decisiva al Rigamonti insieme agli altri partecipanti sugli spalti: i dati delle prevendit non sono incoraggianti.

Ma ormai, che dire? Meglio pochi, ma buoni ad accompagnare una squadra che cerca riscatto e dentro la quale Clotet non intende cercare capri espiatori: per questo - per quanto le sue carte restino delate- gli accorgimenti che adotterà saranno soltanto funzionali all’economia della partita e dell’avversario: nessuna punizione. Solo la voglia di bersi un caffé alla macchinetta con i colleghi dopo una bella giornata in ufficio. Missione del giorno.
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