Ndoj, Galazzi e Bianchi: il Brescia punta anche sui suoi «vedo non vedo»

La luce che ha illuminato il cammino del Brescia in queste prime sette giornate di campionato - con due blackout, a Frosinone e soprattutto a Bari - si è propagata da fonti variegate: in alcuni casi si è trattato di fasci regolari, perenni, intensi (è il caso di Moreo, tanto per citare un nome), in altri di lampi balenanti, ora fulgidi e accecanti, e ora ridotti a fiochi lanternini, o addirittura del tutto smorzati.
Questa luminosità «a intermittenza» s'è stagliata sul fondo della stagione di tre giocatori in particolare: Emanuele Ndoj, Nicolas Galazzi e Flavio Junior Bianchi. Tutti accomunati da un grande talento, ma a bordo di un rollercoaster che ha sin qui impedito loro di avere un'adeguata costanza di rendimento.
Le cause
Per motivi differenti: l'italo-albanese, ad esempio, ha saputo giocarsi al meglio le proprie carte nell'estate che ha inaugurato la sua seconda vita a Brescia. E i frutti si son visti nella fase incipiente della stagione: gol nel poker a Pisa in Coppa Italia a inizio agosto, e prelibatissimo bis contro il Südtirol con un destro dei suoi scoccato su punizione. Poi l'infortunio (la sua carriera ne è costellata), una sorta di spartiacque in questo primo segmento di campionato: senza di lui la squadra ha continuato a correre, chi ne ha fatto le veci (principalmente Bertagnoli) ha dato garanzie che hanno prodotto qualche crepa su una titolarità che fino a qualche settimana fa pareva indiscutibile.
Ora Emanuele sta bene, ma il posto è da riconquistare. Le qualità per farcela non gli mancano, ma i segnali d'indolenza del vecchio Ndoj lanciati a Bari vanno subito accantonati. Col giusto atteggiamento mentale può essere l'uomo in grado di far saltare il banco: prova ne è l'impatto avuto nel finale col Benevento, in sinergia con un altro piede educato come Galazzi.

Nicolas ha qualche «gallone» in meno sulla giacca, ma l'exploit avuto tra fine agosto e inizio settembre (assist a Como, gol e assist col Perugia) ha inevitabilmente alzato l'asticella delle aspettative. L'ultima maglia da titolare risale a quasi un mese fa (con in mezzo la sosta): non c'è alcun caso, anche perché Clotet vede in lui delle potenzialità che esulano dall'ordinario, ma lo stesso Pep ha preferito affidarsi nelle ultime due gare al ben più esperto Benali, meno rifinitore e più tuttocampista dell'ex Venezia.

E Bianchi? Ad oggi resta capocannoniere di squadra, ma in B ha giocato dall'inizio soltanto due gare su sette. Delle sue qualità da «scardinatore» dopo i subentri s'è già discusso diffusamente, ma evidentemente Clotet ha sin qui ritenuto gli altri (Bianchi e Ayé) più adatti a interpretare tatticamente le partite dal primo minuto. A proposito di luci e della loro intensità, a proposito di «vedo non vedo» quella di Giacomo Olzer, che pure pareva il «predestinato»di questa stagione, che poi ha pagato scelte diverse da parte di Clotet e anche un infortunio, era sempre rimasta spenta prima di Bari. Il suo gol è stato un flash nel buio pesto del San Nicola: chissà che d’ora in avanti non tocchi anche a lui. Chissà che il compito di riattivare l’interruttore del Brescia già da domani col Cittadella non spetti anche a coloro che sanno come fare.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
