Il boato e i lampi di classe: 25 anni fa l’esordio di Baggio a Brescia

Era il 16 settembre 2000, i biancazzurri affrontarono in Coppa Italia la Juventus di Del Piero e Zidane. Per chi non c’era, e per chi ha nostalgia, la ricostruzione (anche video) di quella partita
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L'esordio di Baggio, la sintesi di Brescia Juventus del 16 settembre 2000
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Chi era allo stadio quel giorno ricorda ancora il crepitio delle «noci» di grandine sulle tribune, o l’affanno per cercarsi un riparo di fortuna. Il sedici settembre di venticinque anni fa Roberto Baggio esordiva con la maglia del Brescia. Un evento così speciale che anche il cielo volle in qualche modo dimostrare di non esservi indifferente.

Intorno alla mezz’ora si rivestì di una patina argentina e scaricò la propria furia su tutta la provincia. Al punto da indurre l’arbitro, Stefano Braschi, a interrompere per qualche minuto la partita. E che partita: l’avversaria era la Juventus, in ballo c’era l’accesso agli ottavi di Coppa Italia. L’andata al Rigamonti finì 0-0: quasi una corrida, con una rissa, due espulsioni per parte e Bisoli in ospedale dopo un fallaccio di Kovacevic. Una settimana dopo i biancazzurri espugnarono il Delle Alpi grazie a una doppietta di Dario Hübner e ottennero la qualificazione.

Il boato e l’ovazione

In quel momento, però, tutto era subordinato alla grandezza dell’evento di un campione, Baggio, che aveva scelto Brescia dopo un’estate da svincolato. Due giorni prima il salone dell’hotel Touring di Coccaglio, brulicante di giornalisti, aveva ospitato la presentazione alla stampa. Ora era il momento della gente. La sua gente: ventimila tifosi allo stadio per dire «io c’ero». Il fatto che si giocasse con la Juve, per una volta, era quasi irrilevante.

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La grandine del 16 settembre 2000

La scia d’incredulità non si era ancora esaurita. Sugli spalti uno striscione icastico: «Non ci posso credere». Mezz’ora prima del fischio d’inizio l’ingresso in campo di Roby per il riscaldamento accompagnato da un boato. «Allora è vero», sembrò quasi di sentir sussurrare all’unisono. Era il sogno che acquisiva plasticamente forma. E i presenti si sentirono investiti di un privilegio raro. Baggio raccolse l’ovazione della Curva nord, poi della gradinata. Per un attimo qualcuno immaginò un giro d’onore improvvisato di tutto lo stadio. Che non avvenne: c’era una partita da provare a vincere.

La gara

Il Divin codino venne schierato da Mazzone sulla trequarti, alle spalle delle punte Hübner e Gonzalez. Dall’altra parte Zidane e Del Piero. Il primo duello lo ingaggiò proprio con Pinturicchio, il dieci bianconero: Baggio cercò di soffiargli palla, ne perse il contatto per un istante sul ritorno dello juventino, per poi riconquistarla definitivamente. Il primo lampo al 22’: controllo elegante, dribbling e apertura per Gonzalez, lanciato a rete e pizzicato in dubbio fuorigioco.

L'argentino Gonzalez contrastato da Tudor - Foto Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it
L'argentino Gonzalez contrastato da Tudor - Foto Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it

Undici minuti più tardi fu di nuovo l’argentino il beneficiario della seconda giocata illuminante di Roby, un lancio millimetrico non capitalizzato dall’attaccante. E allora al 42’ Baggio si mise in proprio, con un destro secco e affilato, ma indirizzato centralmente: in porta c’era Edwin van der Sar, futura leggenda del Manchester United, che parò in due tempi. La partita di Baggio durò una sessantina di minuti. Andava gestito, dopo i mesi di inattività. Eppure tutti, quel giorno, speravano che la magia non finisse mai. Compreso suo figlio, Mattia, che a mamma Andreina chiese: «Ma perché lo toglie?». In quel momento era la voce di tutti i bresciani.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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