Calcio

Di Molfetta: «Con l’Union Brescia e i colori di Baggio sogno la serie B»

Il fantasista reduce dalla sua miglior stagione: «Questa è una grande occasione, sono maturo e curo il dettaglio»
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L'intervista a Davide Di Molfetta
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È un 10 ma «non mi servirà il numero per sentirmi tale». È un 10 e «anche se mi piace far segnare il compagno o essere quello che cuce il gioco nell’ultimo anno ho lavorato anche per cercare di concretizzare di più le situazioni in area». Davide Di Molfetta: 29 anni, professione fantasia. E la voglia in tasca di ripetere la stagione che si è lasciato alle spalle. Che è stata la sua migliore di sempre per continuità. Con marcature in doppia cifra, come non gli era mai accaduto. Quanti gol? Dieci, naturalmente. A proposito di continuità, «Dimo» è stato il trait d’union sottoporta tra l’ex FeralpiSalò – suo l’ultimo centro della storia verdeblù – suo il primo centro, ancorché ufficioso, della storia dell’Union Brescia. Un buon biglietto da visita per il classico giocatore con qualità «da categoria superiore» in cerca di definitiva consacrazione: ha l’età, la testa e la situazione giusta per riuscirci.

Di Molfetta, quest’anno dovrà rinunciare al 10 sulle spalle...Quel numero a Brescia è di Roberto Baggio.

«E ci mancherebbe altro, mi vergogno persino ad affrontare l’argomento...».

Già che ci siamo: chi è il 10 del suo cuore?

«Non perché sono qui, ma proprio Roby. Mi sento onorato di indossare i suoi colori».

La sua è una storia che prosegue - era arrivato a Salò nel 2021 - eppure è cambiata. È stata un’estate strana?

«Sicuramente sì. Spero con tutto il cuore di riuscire a dare tutto me stesso».

Avete già avvertito il cambio di marcia nel passaggio a Union Brescia?

«Sicuramente. Anche quando abbiamo giocato domenica è stato un po' strano per noi. Un calore speciale senza naturalmente nulla togliere ai tifosi di Salò che ci hanno sempre seguito con passione: parliamo di dimensioni diverse. Inoltre ho visto i video della presentazione del progetto e l’entusiasmo attorno al presidente. Lo stesso entusiasmo che riguarda anche noi: faremo di tutto per onorarlo».

Lei arriva dalla sua miglior stagione a livello di gol segnati. Cosa c’è stato di speciale nell’ultima annata per farla arrivare all’esplosione?

«Le cose sono tante. Sicuramente ho raggiunto una certa maturità e una continuità che mi erano mancate prima. Poi mi ha dato una mano anche il modulo col mister che mi ha messo in una posizione più avanzata. Non che prima giocassi in difesa, ma certo l’avermi accentrato è stata una intuizione. Poi ci metto anche i compagni e la società tra aiuto e fiducia che mi hanno dato. Infine ho avuto una maggior cura del dettaglio. E voglio migliorare ancora: non mi accontento».

Qual è questo dettaglio sul quale si è soffermato?

«Quando sei giovane pensi che hai tanto tempo davanti e quindi pensi che magari un’occasione ti capiterà sempre. Poi passano gli anni e capisci che di tempo nei hai sempre meno e allora cerchi sempre di sbagliare meno cose possibili o di fermarti a fine allenamento a lavorare singolarmente, su delle mancanze che hai. Quest’approccio mi ha aiutato molto».

Lei ha iniziato nel Milan, poi una categoria da «gira piazze» soprattuto in C senza mai mettere radici prima dell’approdo sul Garda dove ha anche comprato cosa...Cosa ha trovato di speciale? Oppure cosa le era mancato prima?

«I primi tre anni di carriera li ho passati sempre in prestito dal Milan (Benevento, Rimini, Prato, ndr), poi sono stato a Vicenza dove ho vissuto un fallimento. Quindi un anno e mezzo a Piacenza con finale play off. In seguito sono dovuto andare via per un ridimensionamento della società. Poi Catania: c’è stato un altro fallimento. Quindi Mantova: Covid. Sono arrivato a Salò e ho sentito subito che si trattava di un ambiente speciale, da famiglia. Forse negli anni precedenti mi era mancato anche essere così coccolato. Una società così, specie in C, è difficile da trovare. Sono stato sempre sostenuto anche nei momenti difficili, che non sono mancati: per questo sarò sempre grato e sempre cercherò di ricambiare tutto sul campo».

Balestrero e i suoi compagni - Media House Union Brescia © www.giornaledibrescia.it
Balestrero e i suoi compagni - Media House Union Brescia © www.giornaledibrescia.it

Nel suo percorso di maturità c’entra anche il fatto che ha messo su famiglia ed è diventato papà di Tommaso?

«Sicuro. Quando ti nasce un figlio cambia tutto. Aumenta la responsabilità di tutto ciò che fai, anche sul campo. Voglio sempre fare del mio meglio e avere il miglior atteggiamento possibile soprattutto per lui».

Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di dare ragione a chi dice che lei è giocatore di categoria superiore per qualità?

«È ovvio che ognuno di noi ha degli obiettivi. Il mio in questo momento di provare a tornare in serie B. Vorrei provare a tornarci con questa maglia e in questa piazza da serie A: io non ho mai visto così tanta gente in un'amichevole estiva soprattutto contro una squadra di Seconda categoria. Di sicuro proveremo a giocarci bene le nostre carte».

Il calcio è strano. Se le cose fossero andate come le aveva lasciate a maggio, lei probabilmente sarebbe stato sacrificato dalla FeralpiSalò...Ora è centrale in un progetto molto grande...

«Sì, è vero. L'unica cosa che forse mi mancava un po' in questi anni, copi pro e contro di quando le cose vanno bene o male, era il calore di una piazza di un certo tipo. Dico grazie al presidente questa occasione».

Sul campo, la posizione diversa cosa le ha dato?

«Il mister mi ha dato quella libertà e spensieratezza di provare anche la giocata in più che prima mi mancavano un po’».

Che numero indosserà?

«Ne ho un po’ in ballo tra il 7, l’11 o il 23 che è il giorno di nascita mio e di mio figlio oltre che di Michael Jordan, un personaggio che mi affascina moltissimo e che mi ispira anche a livello motivazionale specie dopo aver visto la serie tv a lui dedicata».

Cosa si sente di garantire da parte del nucleo storico di squadra?

«L’atteggiamento e la mentalità che ci hanno sempre contraddistinto. Non mancheranno i momenti difficili, ma sapremo affrontarli da gruppo vero quale siamo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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