Calcio

Combinazioni multiple: le tante possibile facce del nuovo Brescia

Il mercato «intelligente» consegna una squadra che soprattutto in mezzo offre tante combinazioni
Brescia calcio, la sede - © www.giornaledibrescia.it
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A freddo, come a caldo: quello del Brescia non è stato un mercato «bello», ma qualcosa di più. È stato smart: intelligente, pensato. Che saper improvvisare è una grande qualità, ma avere una base razionale è indispensabile. Gennaio 2022 come gennaio 2019: è arrivato chi serviva, dove serviva. È stato un parto: ma appunto, un parto arriva al termine di un lungo periodo di gestazione. Passato per il riconoscimento e la presa d’atto degli errori estivi, per scossoni interni, per il bisogno di tagliare qualche ramo che s’era seccato, per l’individuazione del modello tattico definitivo da seguire. Il tutto, partendo dal presupposto di una classifica da zona promozione diretta che tale nei fatti è dalla prima giornata: una situazione da non dare per acquisita - il campionato inizia per davvero ora- ma anzi da cavalcare con la certezza di avere in tasca armi sufficienti per arrivare in fondo. E ora, si può. Senza più se e senza più ma. Se prima del 31 gennaio c’era molto, adesso c’è tutto

L'aggiunta Behrami 

Ci sono molte combinazioni da scegliere. Ci sono i giocatori per continuare a mantenere l’anima e l’identità da trasferta e, adesso, anche quelli per darsela - finalmente - un’identità casalinga: sono arrivati quelli che possono aiutare il Brescia a saper fare la partita da un punto di vista tecnico. Ma anche (e forse è la vera chiave) emotivo. È il caso, quest’ultimo, di Valon Behrami. Un giocatore di quasi 37 anni fisicamente integro, ma il cui valore aggiunto non dovrà consistere nel numero di partite che giocherà bensì nell’aiutare la squadra a «mentalizzarsi», a costruire l’approccio corretto a certe gare: il suo - alla Ibrahimovic nel Milan - sarà quasi più un lavoro sul campo durante la settimana per poi rispondere presente nel fine settimana alla bisogna. Una curiosità: anche Inzaghi era stato tenuto all’oscuro della trattativa che per Behrami era in atto da settimane, decollata con un incontro faccia a faccia Cellino-Valon nella sede del Brescia. L’allenatore ha saputo a cose fatte: un regalo apprezzatissimo che, a completamento delle operazioni delle quali era al corrente e che ha condiviso, ha considerato la ciliegina. Con lo svizzero, il Brescia (che ha 27 effettivi depennando Linnér che sta risolvendo il contratto e Chancellor che andrà negli Usa mentre Spalek è già stato reintegrato) conta 4 mezze ali di ruolo: oltre a Bisoli e Bertagnoli, adesso c’è pure Proia. Classico uomo d’inserimento, fisico, abile sui palloni aerei. E duttile: può fare anche il rifinitore o persino mettersi davanti alla difesa all’estremo. E davanti alla difesa, può mettersi a disposizione pure lo stesso Behrami.

Le combinazioni possibili

Un centrocampo diverso, per dare uno slancio e un coraggio diversi anche a Tom Van de Looi. E l’annuncio del suo prolungamento di contratto annunciato il 27 gennaio con l’accordo che era già stato trovato da settimane non è stato casuale: era il segno per tutti che il play titolare è sempre stato lui. Nel reparto mezze ali, possono anche essere annoverato Léris e Tramoni che però rispetto all’andata sono chiamati a ritagliarsi spazi diversi e a «studiare» per il 4-3-1-2 (fermo restando che questo è il punto di partenza ma non sono certo vietati il 4-3-2-1 o il 4-3-3): dovranno diventare protagonisti in maniera diversa perché alle loro caratteristiche è difficile pensare di rinunciare. Il mercato del Brescia ha sancito anche le nuove coordinate geopolitiche: intanto è stato raggiunto anche lo scopo di ricostruire un’anima italiana. Poi è stato inaugurato un asse con il Genoa (da dove sono arrivati Andrenacci, Sabelli e Bianchi, l’«outsider» dell’attacco sul quale crescono le aspettative dopo i primi approcci) e c’è un «feeling» anche con il Cittadella. Ad Adorni e Proia (dopo la delusione col Vicenza) l’onore e l’onere di dimostrare di non essere giocatori «situazionali» che fuori dal nido granata non sanno volare.

Sulla carta, c’è tutto. Adesso, tocca - ancora di più - a Pippo Inzaghi che ha una missione nella missione: confermare i risultati, cercare di migliorare il gioco, aggiungere idee. Crescono ulteriormente le responsabilità sull’allenatore, ma attorno a lui è cresciuta anche la protezione. E pure la fiducia: la prova è stata proprio nel mercato, quello che per mancanza di fiducia, appunto, a Corini venne negato nel gennaio della A. Cellino, si è convinto che Inzaghi la merita. E questa deve ora essere finalmente l’occasione per mettersi tutti, tutto alle spalle: dall’estate difficile alla fatica che si è fatta per trovare stabilità. È il momento, vale per società e allenatore, di sotterrare il modo di viversela sul costante «chi va la» che troppo spesso ha portato ad alimentare inconsapevolmente la negatività anche a dispetto della classifica. L’ambiente e la squadra sono spugne assorbitutto: bisogna (tutti) crederci di più, ma soprattutto meglio. Perché vivere un sogno è una cosa bella, non qualcosa di cui avere paura.

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