Brescia: il Rigamonti torna al Comune, Cellino annuncia ricorso al Tar

Un lucchetto che salta, una lettera di diffida che parte. La questione Rigamonti tiene banco e alla «botta» del Comune, c’è la «risposta» puntuale di Massimo Cellino. Alle 17.15 di ieri, come previsto, il fabbro ha fatto saltare il lucchetto del cancello che dà accesso all’impianto di Mompiano, dando la possibilità ai rappresentanti del Comune di «rientrare in possesso» del Rigamonti. Più o meno simultaneamente, ecco arrivare una lettera di diffida di Celino alla Loggia, che invita la stessa dall’astenersi a compiere atti che risultino come spoglio illegittimo, annunciando contestualmente un ricorso al Tar proprio per la questione stadio. «Tutto previsto», dicono dall’Amministrazione, forti del fatto che più avvocati siano stati consultati prima di agire.
E allora qual è il senso della mossa «cellinana»? Può essere visto come atto di disturbo rispetto al fatto che l’impianto possa essere affidato al Brescia targato Pasini, ma anche come invito a contrattare sia sulle famose «migliorie» apportate allo stadio, sia sulla possibilità di affittare alla nuova realtà il centro sportivo di Torbole.
La giornata
Ieri comunque la si veda c’è stato un taglio col recente passato. È quello che il fabbro chiamato sul posto dal Comune ha eseguito, con tanto di flessibile, sul lucchetto che chiudeva il varco 1 dello stadio Rigamonti. Le chiavi dell'impianto, nelle mani di Massimo Cellino, lì sono rimaste e nessuno si è palesato fisicamente a Mompiano. Così, dopo il classico quarto d’ora canonico di attesa, alle 17.15 le scintille del flessibile hanno tranciato in pochi secondi quel lucchetto, facendo partire un breve applauso da parte della trentina di tifosi presenti. Tra loro, anche qualche lacrima tra soddisfazione ma anche amarezza per la situazione.
«Questo non è un atto di forza, né di prevaricazione. È semplicemente un atto di giustizia», ha detto l’assessore con delega allo sport Alessandro Cantoni. «Più che togliere un lucchetto, si apre una porta. Restituiamo questo patrimonio pubblico che è della città e dei tifosi alla città stessa e ai bresciani. Sapete bene che chi doveva onorare i propri impegni non l’ha fatto e ora non ha neppure più una squadra da iscrivere nei professionisti: è quindi giusto che lo stadio ritorni alla città e a chi crede in quei colori biancoblù. Sappiamo che c’è una società professionistica che potrebbe rappresentare tutta la città e quindi vediamo in modo positivo questa cosa. Da adesso, inizia una nuova era, una nuova storia tutta da scrivere e noi siamo fiduciosi».
Valutazioni
All’interno del Rigamonti, per una veloce perlustrazione dell’impianto, sono entrati il dirigente Capo di Gabinetto e dell’area di supporto al sindaco Giandomenico Brambilla, l’assessore Alessandro Cantoni, l’avvocatessa civica Francesca Moniga, l’ingegnere Silvia Foini e i dirigenti e funzionari Giorgio Paolini, Rossella Prestini e Giampiero Ribolla accompagnati da un paio di agenti della Polizia Locale e da quelli della Digos.

Un giro durato una mezz’oretta, al termine del quale lo stesso Cantoni ha chiosato: «Lo stato del manto non è dei migliori: c’erano gatti e erbacce, oltre a numerose chiazze gialle. Da sabato daremo quindi indicazioni a chi faceva la manutenzione di provvedere alla sua sistemazione in attesa che chi si paleserà nella manifestazione d’interesse (pubblicata giovedì, ndr) subentri poi nella cura dello stesso».
Il sorriso gonfio di fiducia dell’assessore con delega allo sport ha chiuso un pomeriggio, nel suo contesto, storico. Sperando che, per la prima volta, si sia aperta una porta per spalancare poi un portone.
Ha collaborato Fabrizio Zanolini
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.