Calcio

Brescia, non c’è fine al peggio: il Genoa ne fa tre e la C si avvicina

Non basta la buona volontà: salvezza diretta a -5 punti e play out a -4 in un clima sempre più esplosivo
Per il Brescia un altro scivolone contro il Genoa - Foto New Reporter Casentini © www.giornaledibrescia.it
Per il Brescia un altro scivolone contro il Genoa - Foto New Reporter Casentini © www.giornaledibrescia.it
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Fine pena mai. Fine al peggio, idem. Ogni volta è come la volta prima e quella prima ancora, però adesso ogni volta che la bruttezza e la tristezza e la pochezza si reiterano, è un passo in più verso la serie C e uno spiacevole revival in stile anni ’80. Tutto vero: il Brescia ce la sta facendo a farsi inghiottire dalle tenebre dell’ultima serie del professionismo e ieri s’è fatto accompagnare verso il baratro da un Genoa (impressionante per qualità e profondità della rosa) che arrivato al Rigamonti in pigiama, vestaglia e ciabatte, s’è comodamente preso tre punti segnando altrettanto comodamente tre gol sfruttando di fatto un totale di tre occasioni.

Con tanti saluti a un Brescia che ha ritoccato al ribasso la propria storia grazie alla non vittoria numero 16 consecutiva come mai finora era accaduto e che è andato nuovamente a sbattere contro se stesso ancor prima che contro la squadra più forte e più in forma del momento: no che non bastano la buona volontà e la generosità, no che non basta giocare con dignità e - almeno per un tempo - intraprendenza e un briciolo di qualità se poi alla fine non hai chi la butta dentro. Perché siamo sempre lì, a far battere i tasti dove il campo duole: negli ultimi metri. Se poi ci mettiamo che dietro le imperizie sono regola, allora ciao.

E di questo passo, presto, ciao serie B: la salvezza diretta (obiettivo che era divenuto già chimera dopo il non successo a Venezia) è a -5 e i play out sono a -4. Perché a forza di non vincere, poi può succedere di incappare nella giornata in cui le altre pescano il jolly: ieri è successo al Venezia, incredibilmente al Cosenza col Frosinone e poi mettiamoci il Perugia che ha fatto il colpo a Cittadella e che ha pure una partita da recuperare. E fu così che il Brescia cementò l’ultimo posto in classifica sempre a braccetto con l’altrettanto derelitta Spal e con il Benevento appena un punto più sopra. 

Il quadro

È spaventoso e sopra ci sono anche gli schizzi sempre più velenosi di una contestazione - ne riferiamo diffusamente nella pagina accanto - che vede attorno a Massimo Cellino una tensione sempre più alle stelle. Questo è senza ombra di dubbio uno dei momenti più bassi, se non il più basso, della storia di un Brescia nel quale ormai si fa fatica a trovare anche solo un punto di riferimento, un qualcosa che ci riporti all’essenza di simbolo e blasone. Che mestizia. E che tenerezza suscita una squadra alla quale oltretutto viene difficile imputare troppo pur di fronte a uno 0-3 decisamente largo e immeritato, eppure specchio fedele del copione da «vorrei, ma non posso» che il Brescia sta recitando da alcune settimane.

Volontà di ferro, propensione ad aggredire, desiderio di ribellione: tutto pervenuto pure ieri così come, andando a ritroso, contro Venezia, Cagliari, Cittadella e Bari. Ma non basta: troppe mancanze e un percorso di consapevolezza iniziato troppo tardi. E ora restano 8 partite, 24 punti con la necessità di prenderne almeno 12 per pensare di acciuffare i play out dopo che ne sono stati raccolti 13 in 24. Fantacalcio. Fantacalcio?

La partita

Eppure, davanti a circa 6.500 spettatori non era nemmeno partito male il pomeriggio del Rigamonti. Ma quel Brescia tutto pressing alto, in fondo è stato solo un’illusione ottica come risultanza dell’atteggiamento di un Genoa sottoritmo, reo di tanti errori in fase di costruzione, ma mai realmente messo in difficoltà da un Brescia capace solo di fare il solletico con Van de Looi e un Ayé ormai da consegnare al libro dei casi. Bene, però non benissimo anche perché la squadra ritoccata in partenza da Gastaldello col rilancio di Ndoj, si è pian piano adeguata ai ritmi del Genoa che da killer silenzioso, senza aver fatto fin lì nulla in fase offensiva, ha colpito dentro il minuto di recupero (con l’extratime assegnato al volo dopo che la prima indicazione era stata di 0’) approfittando di una consueta catena di errori da Huard che non va a contrastare Gudmundsson al cross, a una smanacciata di Andrenacci che fa da assitman per Salcedo che non sbaglia. Eccetera eccetera.

Una botta che i 15’ di intervallo non aiutano ad assorbire: il dolore anzi si acuisce e si riverbera su un secondo tempo di impotenza allo stato puro (a parte un po’ di fuoco in avvio con Ndoj vicino al gol) nel quale pure Gastaldello ci mette del suo nel non provare a dare una sterzata, oppure a darla togliendo però dalla scena dopo 13’ fino a lì migliore in campo. Al 25’ il Genoa, sempre versione gattone, va a confezionarsi il bis su contropiede favorito da brutta palla persa da Ndoj e orchestrato sull’asse Ekuban-Gudmundsson e infine, a curva già lasciata vuota, il tris, sempre in contropiede, sempre con Gudmundsson. Ora la sosta: col timore di aver davanti 15 giorni troppo difficili da affrontare mentalmente. Inaccettabile. 

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