Calcio

Brescia, lo stadio Rigamonti quint'ultimo in serie B per media spettatori

Col Benevento s’è accesa una scintilla ma i numeri restano sconfortanti
La Curva Nord del Rigamonti contro il Benevento - © www.giornaledibrescia.it
La Curva Nord del Rigamonti contro il Benevento - © www.giornaledibrescia.it
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Mentre la squadra alla ripresa cercherà di battere il ferro finché è caldo, nel «fuori campo» la lingua batte dove il dente duole. E fa male, molto male, vedere nero su bianco la classifica della media spettatori in serie B dopo 6 partite: stadio Rigamonti quint’ultimo per presenze con 5.376 presenze (tre le partite giocate in casa) di media. mPeggio hanno fatto solo Como (4.228), Venezia (3.642), Südtirol (3.3.47) e Cittadella (2.604).

Si tratta di squadre che per dimensioni della piazza che rappresentano e/o per tradizione e blasone non sono paragonabili nemmeno lontanamente a Brescia. Col suo milione di abitanti tra città e provincia (provincia di Como 595.000, di Venezia 840.000, di Bolzano 520.000, di Cittadella 21.000). I numeri non mentono e sono impietosi. Tra l’altro, giusto alla ripresa la squadra di Pep Clotet andrà a fare visita proprio alla squadra che invece comanda la classifica del pubblico, vale a dire il Bari che si gode i suoi 23.651 di media. Poco meno di mille spettatori in meno per il Palermo per poi scendere ai 14mila e rotti di Cagliari e agli 11mila e qualcosa della Reggina: l’altra capolista dunque, sugli spalti doppia il Brescia.

Questo il quadro. Che ci porta alle solite considerazioni di sempre. Così trite e ritrite da risultare stucchevoli. È vero che in occasione della partita contro il Benevento, sembra essersi riaccesa una scintilla tra il Brescia e il suo pubblico: i poco più di 7.000 presenti, lo abbiamo più volte sottolineato nei giorni scorsi, sono stati encomiabili per partecipazione. Il clima era molto bello: trascinante anche grazie alla capacità della squadra di trascinare. Ma 7.238 spettatori sono comunque pochi. Molto pochi, troppo pochi.

In una serata in cui c’era tutto per arrivare a toccare almeno quota 10.000: Brescia capolista, partita di cartello, era un venerdì, era alle 20.30, il meteo era ottimale e in più c’erano i prezzi dei settori popolari scontati. Di fronte ai quali la risposta è stata comunque piuttosto modesta. Perché?

Caduta anche l’argomentazione dei prezzi occorre purtroppo pensare al radicamento della disaffezione. Che è storico: legato al mancato ricambio generazionale (i tifosi più giovani sono coloro che erano bambini negli anni di Baggio) certo non favorito dalla tanta serie B, ma anche dall’atavica freddezza del tifoso medio nei confronti della squadra della propria città. Zoccolo duro a parte, fino a che non c’è l’occasione da passerella, la risposta manca.

Aggiungiamo la solita inospitalità del Rigamonti, la pandemia, l’idea di lontananza dalla gente che spesso la gestione di questo Brescia ha dato, le nuove generazioni che hanno cambiato gusti e abitudini ed ecco tutto. Non c’è una causa, sono tante cause, ma quel «Brescia piazza da serie A» somiglia purtroppo sempre più a una frase stereotipo.

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