Calcio

Brescia, in tre minuti Bianchi e Palacio ribaltano il Perugia

L' ex Genoa entra all’80’: segna il pari e fa l’assist per l’argentino. Le rondinelle adesso di nuovo in vetta
Bianchi e Palacio esultano dopo la rete del 2-1
Bianchi e Palacio esultano dopo la rete del 2-1
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La fatica non è mai sprecata: soffri, ma sogni. E, almeno per una notte aspettando il Lecce, ti ritrovi primo. Quando sembrava altamente improbabile e sì, tutta quella fatica contro il Perugia sembrava proprio sprecata. Ma se di mezzo c’è il Brescia, è bene sempre ricordarsi che non è mai finita fino a che non è finita. In particolare fino a che non sono finiti i cambi. Altri appunti sparsi da fissarsi bene in testa: questa squadra ha Rodrigo Palacio e gli altri no. E questa squadra, ha ancora merce da aggiungere sul banco della volatona di campionato: venghino signori, venghino. Perché adesso c’è anche Flavio Bianchi.

Il vecchio e il bambino

Entrato al 35’ della ripresa, ha segnato al 36’ e ha completato l’opera al 39’ con un assist di tacco per Palacio. Un iradiddio il 22enne ex Genoa, semplicemente un gigante eterno il secondo, protagonista di una partita favolosa. Tre punti, seconda vittoria consecutiva in casa e, come detto, ri-primato: gran bel biglietto da visita da porgere all’ingresso di un trittico di scontri diretti. Ma concediamoci ancora qualche attimo di godimento per quel «tutto in tre minuti» di ieri. Ed è successo così dunque, in un attimo, che sull’asse de «il vecchio e il bambino» come cantava Guccini, il Brescia è riuscito a ribaltare il Perugia in quella che è stata tutta una partita che è stata sporca e maledetta, proprio come un po’ ce l’eravamo figurata. Ma poi, la realtà è stata persino peggio dell’immaginazione.

L’espulsione di Ferrarini al 30’ pt
L’espulsione di Ferrarini al 30’ pt

La cronaca

Un Brescia a trazione anteriore (in campo dal primo Ayé, Moreo, Palacio e Léris) domina, ma al 28’ va sotto con un colpo di testa del sempre ottimo De Luca che salta in testa a Cistana mentre Joronen non esce su perfetto cross dalla destra di Burrai. È questo l’attimo dolente, col Perugia in gol dopo appena la seconda sortita dalla propria area su pallone perso molto male, che 2’ dopo viene «compensato» dalla correttissima espulsione di Ferrarini che frustrato dal dover fronteggiare un Palacio extralusso, in 12’ trova due cartellini gialli. Ma in un attimo ti assale e trova fondamento il pensiero che quell’espulsione, anziché favorire il Brescia in realtà possa complicare ulteriormente la situazione. Infatti, il Perugia già avanti e ora anche in inferiorità, si arriccia ancora di più su stesso e per un Brescia sempre dominante, ma sempre molto sterile che non si muove benissimo su un 4-3-3 con Moreo larghissimo, è un continuo andare a sbattere contro un muro sul quale si infrange ogni cross, ogni pallone. A tenere accesa la luce, mentre si passa a un 4-2-3-1 con Léris alto a destra, è Palacio. Dal quale di fatto dipende ogni operazione mentre l’unico tiro diventa una «telefonata» di Karacic. Pochino pochino. Qualcosa bisogna inventarsi e Inzaghi inizia partendo da dietro: fuori un ancora inspiegabile, in negativo, e ammonito Adorni, dentro il recuperato a sorpresa Pajac per trovare propulsione e qualche cross. Di fatto, sin da subito si assiste a un assedio al Perugia che di fatto vive tutto soltanto nei pochi metri della propria area. Ma continua a mancare la scintilla, continua a mancare l’imprevedibilità e, prima di tutto, manca il sodo: le conclusioni senza le quali quel 62% di possesso palla segnato nel primo quarto d’ora della ripresa vale poco più di niente. Ciò che non manca è però la voglia di non arrendersi.

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Il riscatto finale e i cambi decisivi

E allora pure Inzaghi gioca - bene - al rischiatutto e leva anche il secondo centrale di difesa, il diffidato Cistana per passare a un 3-4-3 in cui dietro con Mangraviti ci sono i terzini Karacic e Pajac mentre Tramoni e Bajic portano acqua fresca davanti. La porta continua a essere lontana, quasi un miraggio mentre sembra una specie di incubo vedere la traversa del Perugia (che nel frattempo per fortuna aveva sostituito l’onnipresente, ma stremato De Luca) con deviazione di Tramoni su conclusione «casuale» di Sgarbi. È il 29’ e quella botta, quel rumore del legno ha il merito di scuotere tutti. E da qui la partita diventa degnissima di essere vissuta: mentre Bajic e Palacio continuano a ingegnarsi, pure Inzaghi fa di nuovo il suo pescando il jolly Bianchi. Un diavolo, un ossesso che trova il pareggio d’opportunismo su sponda di Bajic e azione iniziata da Palacio col quale s’inventa una triangolazione con l’argentino che mette il punto esclamativo su una vittoria di importanza sesquipedale. E meritatissima. Che la fatica non è mai sprecata: soffri, ma sogni. Lo diceva Pietro Mennea. Lo replica il Brescia dall’anima senza fine.

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