Brescia in costanza ma ora è tempo di resa dei conti

Che si fa? Ci si perde a recriminare e rimuginare, o si guarda avanti? Accendiamo la due. Perché acqua passata, anche se è appena passata, non macina più anche se certe volte si fatica a farsi una ragione di ciò che poteva essere e invece non è stato: indubbiamente, al «Sinigaglia» poteva essere una vittoria. E un po’ ha dato fastidio sentire l’allenatore lariano Gattuso darsi un tono alto e affermare a fine gara: «Pensavo avremmo sofferto di più».
Quel primo tempo del Brescia (lasciando perdere le considerazioni arbitrali sulle quali ci soffermiamo qui a fianco), si fa fatica a inghiottirlo come già per tanti altri primi tempi spesi sul filone della massima prudenza, a maggior ragione perché si veniva dalla grande bellezza con l’Ascoli: da chi dà tanto perché vale tanto, si finisce per pretendere sempre tantissimo. È la storia della vita, mica solo del calcio.
Il fatto è che siamo alla vigilia della fase degli scontri diretti e arrivarci con due punti in più, in un quadro di campionato quasi da stallo messicano (a Lecce, Pisa, Cremona, Benvento, Monza eccetera staranno probabilmente facendo le nostre stesse considerazioni sulle occasioni perdute di dare strappeti), sarebbe stato più che mai oro colato: un vero e proprio tesoretto.
Realtà
Ma tant’è e i ragionamenti vanno fatti sulla situazione reale, non ipotetica. E tale situazione, che da ieri vede anche il Lecce in testa insieme alla Cremonese con slittamento del Brescia al terzo posto, dice che il periodo entrante dei confronti tra big varrà come una resa dei conti più o meno definitiva: ogni testa a testa con le prime, varrà più che doppio perché il margine d’errore consentito sarà davvero minimo. Come dentro o fuori.
Ma in fondo, è bello così e in un campionato del genere non potrebbe che essere così. Domani c’è il primo assaggio in casa con il Perugia, poi da sabato a sabato sarà tutto un cuore in gola: aspettando la doppia trasferta di Cremona (5 marzo) e Lecce (12 marzo) per poi aspettare il Benevento (15 marzo) a Mompiano: due settimane very hot nelle quali se non ci si gioca proprio il campionato, si disegnerà a contorni piuttosto nitidi il proprio destino.
Tanto, faranno i dettagli. E tanto, per approcciare questo momento clou, fa il terreno di 10 risultati utili consecutivi sul quale il Brescia poggia sicuro i propri piedi. Non perdere mai, soprattutto non rassegnarsi mai a perdere a prescindere da quel che si sarebbe potuto fare di più e meglio prima di prendere schiaffi potenzialmente fatali, rappresenta un valore inestimabile e si sa quanto la testa molte volte riesca a condurre un po’ più in là delle gambe. Inoltre, c’è la sensazione che non tutto sia stato ancora espresso in meglio perché il Brescia, a differenza di altri, ha ancora materiale da aggiungere.
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Nelle rotazioni deve ancora iniziare a essere inserito Behrami la cui esperienza sarà più che mai fondamentale nelle partite più scottanti e conforta sapere di poter contare su un Rodrigo Palacio che sul campo dimostra sempre di avere un piano A, un piano B e un piano C: sa sempre quale è la cosa giusta da fare per mettere in ritmo anche i suoi compagni. Il suo secondo tempo contro il Como ha insegnato moltissimo (col senno di poi, quanto sarebbe stata diversa la partita se fosse stato in campo da subito, ma bisogna ricordare che prima dell’Ascoli mugugnammo al contrario per la sua partenza dal 1’ al posto di Tramoni e sappiamo come andò...). Poi c’è ancora il miglior Sabelli da trovare, Adorni al quale togliere la ruggine, Proia da coltivare in mezzo, Bianchi possibile jolly... Arriva il bello. Quindi è meglio pensare al bello. E sempre in grande.
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