Brescia e mercato: priorità alle uscite, poi un difensore

Parola al campo. Mentre in sottofondo naturalmente i temi di mercato continuano a tenere banco come è normale che sia. Così come occorre che il Brescia, scollinato questo sabato di fuoco reggino, trovi il prima possibile le soluzioni per sistemare tutti coloro che di fatto sono stati «tagliati».
Non c’è ancora nulla di davvero concreto per Jhon Chancellor. Ma la carne al fuoco è tanta e bisogna solo aspettare che arrivi a cottura: si pensa che la situazione del venezuelano si risolverà a brevissimo.
È solo una questione di dettagli (c’è da limare sull’ingaggio) per l’addio di Oscar Linnér, diretto in Norvegia. Più in stand by le situazioni di Labojiko e Cavion per i quali fin qui ci sono stati solo sondaggi che non sono sfociati in nulla di davvero percorribile.
Sempre più impaziente e inquieto Nikolas Spalek che ieri prima dell’allenamento per i non convocati per la trasferta è rimasto a lungo a bordocampo a parlare al telefono: era convinto di andare a Crotone e lo stop da parte di Cellino è stato una doccia fredda.
Ora è tutto da rifare. Fino a che non si sbloccheranno alcune partenze (in lizza anche Perilli), si tengono «congelati» gli arrivi dal Genoa del nuovo vice portiere Lorenzo Andrenacci e della giovane punta Flavio Bianchi. Poi, i riflettori potranno essere puntati sulla ricerca di un difensore centrale di esperienza e di un centrocampista: se una mezz’ala o un play lo diranno la gara di oggi e quella con la Ternana probabilmente. Queste le priorità assolute in entrata.
Poi, se dovesse esserci spazio e modo per una rimescolata di carte in attacco, il Brescia non disdegnerebbe. Cercando di inserire una punta più realizzativa e meno manovriera rispetto a chi c’è in organico. Non è un mistero che il sacrificabile è Bajic. Verificate che non c’erano le condizioni per arrivare a Forte, resta sullo sfondo la suggestione del primo giorno: Ernesto Torregrossa. C’è spazio per sognare un grande ritorno? A ora sono tanti gli scogli da superare a partire da un ingaggio fuori parametro per arrivare (ma questo è anzi il proprio il primo punto) all’addio doloroso e alla rottura con Cellino.
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Il ritorno di Sabelli ha dimostrato che nulla è impossibile, ma la vicenda Torregrossa ha avuto risvolti più profondi. Un pertugio c’è e la chiave, se si trova il modo di farla girare, è quel senso di incompiutezza dopo l’addio di un anno fa e che era stato figlio di un’aria divenuta irrespirabile. Un filo da seguire c’è senza dimenticare che oltretutto Brescia è dove Torregrossa e famiglia hanno deciso di vivere.
Intanto, a proposito di Sabelli, queste le parole che il giocatore ha affidato al sito ufficiale del club: «Ritorno con grande entusiasmo e voglia di far bene. Sentivo che il mio ciclo a Brescia non fosse finito e non si fosse concluso nella maniera giusta. Qui ho ottenuto una splendida promozione, ho giocato con continuità in serie A, ho vissuto momenti splendidi della mia carriera. Ringrazio il presidente per la rinnovata fiducia: cercherò di ricambiarla sul campo con tutto me stesso».
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