Brescia e gli investitori locali: c’è ancora una possibilità

C’è la partita nelle aule di giustizia, c’è quella contro il tempo: conto alla rovescia per l’iscrizione al prossimo campionato, quale che sia e in chissà quale situazione. Inoltre c’è lo spauracchio che Cellino agita da tempo di volersene lavare le mani anche se nelle ultime ore appare più ragionevole. Ma chi può dire di quali colpi di scena può essere capace il patròn-presidente? Non è da escludere nemmeno che stia giocando una partita a scacchi con chi da tempo fa sapere e capire di essere sullo sfondo pronto a investire nel Brescia. E che pronto lo sarebbe ancora. Nonostante tutto. In atto può esserci una sorta di sfida, destinata a durare proprio fino al gong della scadenza dei termini dell’iscrizione al prossimo campionato.
Tutto sul filo. Ma è chiaro che se qualcuno vuole effettuare un affondo non può che essere ora. Laddove per «ora» si intende entro questa settimana. E questo qualcuno, nel caso, è il gruppo con «sponsor» locali, su tutti Daniele Scuola. Gruppo che non ha battuto in ritirata dopo le sconcertati notizie di domenica. Si sono presi un po’ di ore per raccogliere le idee e capire cosa fare: dai primi riscontri l’orientamento confermato sarebbe quello di provare a procedere. Evidentemente, chi è al lavoro sul dossier Brescia, se questo orientamento risulterà definitivo, giudica le potenzialità ben maggiori rispetto ai rischi e ai costi divenuti nel frattempo ancor più alti perché è cresciuto il monte debitorio: insomma, si deve investire tanto quanto sarebbe stato investito – grosso modo – per una B certa, ma ritrovandosi una squadra che potrebbe anche dover ripartire da una serie C con in più punti di penalizzazione.
Tutto porta a pensare che l’unico fronte aperto per una trattativa di compravendita del club (un passaggio di mano immediato azzererebbe i pericoli maggiori in tema di sopravvivenza) sia questo. A meno di un asso nascosto nella manica di Massimo Cellino che aveva anche dichiarato di aver già chiuso un accordo per cedere la sua società prima di ritrovarsi nei guai. È emerso il nome di Andrea Radrizzani, ma riscontri rispetto a un’operazione pronta a chiudersi non ce ne sono stati. E anzi sembra che oltre a qualche chiacchiera i due ex soci non fossero andati. Quello di Radrizzani potrebbe anche essere stato un depistaggio: con Cellino non si può mai sapere. B.
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