Calcio

Brescia, con la Reggiana si cerca l’eccezione della vittoria in casa

Le rondinelle non vincono al Rigamonti da oltre sei mesi e l’unico scontro diretto favorevole risale al 14 settembre, con il 4-0 sul Frosinone
La delusione delle rondinelle dopo Brescia-Mantova - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
La delusione delle rondinelle dopo Brescia-Mantova - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Il bello di un brutto campionato, il lato positivo di un torneo folle è che le statistiche tali da non lasciare scampo e marchiare a fuoco il destino, in realtà non solo lasciano ancora una via d’uscita – e nemmeno piccola –, ma addirittura quel destino di cui sopra lo mettono ancora nelle mani di chi si sta specializzando nel buttarsi via. In marcia, caro vecchio Brescia. Perché non è finita fino a che non è finita e questo è ancora e sempre il tempo di stringersi e fare quadrato con Rolando Maran e la squadra: non quando si vince, ma quando si soffre.

Futuro

Lo diciamo e lo ripetiamo da settimane che in palio c’è molto più di una semplice salvezza, c’è il futuro. E prima la stagione verrà messa in sicurezza, prima il velo di mistero attorno alla trattativa per la cessione del club, in un senso o nell’altro, si alzerà. E sapremo a chi toccherà traghettare il Brescia in un futuro che Massimo Cellino non ha più intenzione di scrivere.

Il presidente-patròn ha regolarmente fatto fronte all’ultima grande incombenza economica stagionale pagando l’ultima tranche di stipendi, ma ora è tempo di pensare a pianificare il prossimo campionato, a prescindere dalla categoria, iniziando dalla spesa per l’iscrizione. A chi toccherà? La risposta è (anche) nella partitissima di Pasquetta: più spartiacque di così, sarebbe impossibile.

Obbligo

Per il Brescia è l’ultimo appello vero per darsi una concreta chance di salvezza – anzi, per mettersi addirittura benissimo – senza passare dai play out, per la Reggiana l’ultima per non morire. Tutto chiaro? Chi ama il Brescia, chi lo ama davvero, anche d’un sentimento anestetizzato, non ha bisogno d’appelli. Serve aiutare il Brescia dei record negativi a determinare quell’eccezione, decisiva, a confermare la regola d’un cammino casalingo disastroso in assoluto e anche, nel particolare, relativamente al bilancio degli scontri diretti.

Un lungo digiuno

A Mompiano non c’è gioia dal 30 settembre scorso: fanno oltre 6 mesi e mezzo. Ma fanno addirittura 7 mesi dalla vittoria del primo e unico scontro diretto stagionale che all’epoca peraltro non s’immaginava nemmeno fosse tale: 4-0 al Frosinone, era il 14 settembre. Poi, scorrendo i tabellini delle partite contro il mucchio selvaggio di pericolanti, solo e sempre patimenti.

La prima gara, il cui pensiero ci ha accompagnato come un fantasma pensando che sarebbe stata cara, è stata quella col Cittadella quando eravamo solo agli albori: 0-1 e tutti a casa. Poi si contano l’harakiri contro il Cosenza (2-3) e i pari striminziti con Carrarese (0-0), Samp (1-1), Salernitana (0-0) e Südtirol.

Conti che non tornano insieme al dato complessivo del rendimento nelle gare per direttissima: tra casa e trasferta, 5 i punti lasciati al Cosenza, 4 alla Salernitana, altrettanti alla Carrarese, 3 al Frosinone, 2 a Samp e Südtirol mentre c’è da fare il «ribaltone» proprio con la Reggiana (altra partita, quella del Mapei, che aveva destato le primissime perplessità) e poi col Cittadella. È il momento di riscrivere le regole: credendo nell’eccezione

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