Brescia, c’è il Perugia per puntare al piano alto

Gambe in spalle: c’è l’ormai solita missione da provare a compiere. Vincere in casa per tornare a occupare il piano più alto di tutti. In un campionato di serie B in cui la capolista cambia più o meno al ritmo con cui ci si cambiano i calzini. C’è infatti una sorta di maledizione da vertice da 7 giornate a questa parte: dalla diciottesima giornata, quando il Pisa capolista vinse 2-0 a Cosenza e si laureò con 90’ di anticipo campione d’inverno infatti, la capolista della mattina del fine settimana o di metà settimana (dati i tanti turni infrasettimanali) non ha mai più vinto la propria gara, dando vita a un avvicendamento continuo in vetta.
E di questa maledizione, sabato ne ha fatto le spese proprio il Brescia che col pareggio di Como si è fatto scavalcare da Cremonese e Lecce. Ma oggi è un altro giorno. È un’altra giornata anzi: ed è buona per tentare un nuovo colpo di mano. E in poche parole, senza giri di parole anzi, sulla carta con il Perugia è una di quelle partite che non si possono sbagliare perché sussiste anche il rischio di poter essere scavalcati.
Davanti ci sono appunto Cremonese e Lecce, dietro Benevento (oggi in scontro diretto proprio con la Cremonese) e Pisa: il Brescia è «circondato». Impegno complicato quello odierno contro la formazione di Alvini: il Perugia è infatti una squadra che sta facendo più di quanto aveva nelle iniziali attese e che, archiviati i discorsi relativi alla salvezza, nei play off crede eccome. Gli umbri hanno tutti i titoli di questo mondo per poterlo fare. E pure i numeri.
Numeri
Tra i tanti, citiamo quelli da trasferta: serie aperta di sei risultati utili consecutivi (la squadra è imbattuta dal 6 novembre) e gli ultimi tre sono stati altrettante vittorie.
Con Como, Parma e Frosinone, il Perugia è anche la squadra che pareggia di più: 11 «X». Una in più del Brescia che poggia sulla sua serie aperta di 10 risultati utili di fila e che proprio appena sei giorni fa è venuto a capo della sindrome del Rigamonti. L’esempio dal quale ripartire, è la partita contro l’Ascoli. Oppure, il secondo tempo contro il Como. Il concetto non cambia: la parola d’ordine deve essere aggressività che poi è lo stesso terreno sul quale si muove molto bene la squadra di Alvini: corsa, ritmo e intensità sono le tre costanti degli avversari odierni.
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La partita con il Benevento, pur nella sconfitta è stata emblematica e insegnante. Non ci può essere spazio oggi per l’attesa delle mosse avversarie: deve essere da subito chiaro chi comanda e il messsaggio arrivato da Como con il rammarico per non aver vinto anche a causa di un primo tempo non all’altezza deve accompagnare. Perché il campionato è entrato nella sua fase discendente e il margine per potersi permettere mezzi passi falsi (continuando ad auspicare anche una maggior attenzione arbitrale) si è di molto assottigliato.
Serve linfa da incanalare sulla strada degli scontri diretti in serie con Cremonese, Lecce e Benevento. E serve mettere in cascina un +3 che servirebbe anche per rimettersi in linea con un girone di ritorno in deficit rispetto alla stessa porzione di campionato all’andata. Nella classifica basata tra l’altro solo sulle partite giocate nel ritorno, il Perugia è secondo per rendimento insieme all’Ascoli (13 punti) dietro alla Cremonese. Giusto mettere in mostra tutto il meglio dell’armamentario perugino.
Ma ancora più giusto è concentrarsi sull’arsenale del Brescia che dalla sua, eccezion fatta per l’emergenza sulla sinistra in difesa, ha molti jolly da spendere (Inzaghi ha una panchina con pochi eguali ed è un’arma in più rispetto agli avversari) sia in chiave turn over che in chiave di soluzioni offensive con una produzione sottoporta che può e deve decisamente migliorare sia a livello di idee che di cinismo in rapporto a quanto il Brescia crea quando si mette a macinare. Gambe in spalla: tutti in missione.
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