Calcio

Il Brescia Calcio ritira il ricorso contro la penalizzazione

La sentenza del tribunale federale non verrà impugnata dagli avvocati di Cellino: non ci sarà nessun processo d’appello
Massimo Cellino - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Per quello che può contare a pochi giorni dalla morte sportiva, la battaglia legale del Brescia davanti alla giustizia sportiva finisce qui. Finisce dopo la condanna in primo grado.

Massimo Cellino ha infatti dato mandato ai suoi legali di ritirare il ricorso in appello contro la sentenza, ora definitiva, del Tribunale federale che lo scorso 29 maggio – per il caso dei crediti di imposta utilizzati per pagare i contributi di febbraio e aprile e risultati inesistenti – aveva punito il club con otto punti di penalizzazione (otto da scontare in questa stagione) e quindi alla retrocessione in Serie C.

Le parole di Cellino

«Non siamo più titolati a fare il ricorso. Non ci hanno dato la proroga in Federazione. Midolo si è dimesso perciò non abbiamo più titolo», il messaggio di Cellino nel pomeriggio, quando ha fatto credere che dietro il mancato appello ci fosse una questione tecnica e l’assenza di una figura in grado di firmare gli atti per conto del club vista l’inibizione disposta dal tribunale federale nei suoi confronti e verso il figlio Edoardo e dopo e dimissioni da consigliere con potere di firma, il commercialista Stefano Midolo.

Le parole dei legali

La verità invece è che anche questo passaggio rientri nella battaglia ai vertici del calcio che Cellino vuole portare avanti nonostante lui stesso abbia deciso di togliere la spina al Brescia e far affondare la società con la sua storia lunga 114 anni. E lo fanno capire le parole dell’avvocato Giorgio Altieri, legale dell’imprenditore sardo. «La decisione senza precedenti della Lega di Serie B del 18 maggio di rinviare a data da destinarsi le gare di play-out, la decisione del Consiglio Federale della FIGC del 26 maggio di mantenere ferma per Brescia Calcio la data del 6 giugno per i requisiti di iscrizione e la decisione del TFN del 29-30 maggio sulle penalizzazioni fortemente contestata con il reclamo, hanno contribuito a uno scenario di impossibilità di accesso al credito per Brescia Calcio, già vittima di due truffe importanti che non sono state minimamente considerate nella loro effettiva portata» spiega l’avvocato di Cellino. Che aggiunge: «Anche l’eventuale esito del reclamo non avrebbe oramai restituito alla società la possibilità di rientrare “in gioco”». Infine l’annuncio: «La società riserva ogni difesa nelle sedi opportune».

Lo scontro

Parole che confermano quanto scritto da Cellino giovedì scorso, 24 ore prima di rinunciare a saldare le pendenze federali. «La giustizia sportiva non prevale su quella dello Stato. Forse Gravina lo ignora. Va bene che Pinochet era più democratico di lui, però la vittima di tutto ciò che è irrazionale e fuori da ogni legge è il Brescia calcio». Poi 24 ore dopo questo messaggio Cellino ha fatto affondare la Leonessa. Ora, abbandonata la strada della giustizia sportiva, punta a picconare il calcio italiano e il numero uno Gravina attraverso la giustizia ordinaria.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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