Brescia, che fine farà lo stemma? Tutte le ipotesi

Per un tifoso di calcio, i colori e lo stemma (o se volete chiamarlo marchio va bene uguale) rappresentano qualcosa di unico, di sportivamente sacro. Ecco perché il rito sempre meno estivo e sempre più primaverile in cui si presenta la maglia della stagione successiva è qualcosa di imperdibile, su cui si aprono dibattiti infiniti. Colori e stemma identificano non solo una squadra, una società, ma una città intera. Ecco perché in giorni in cui fa un rumore tremendo la caduta del Brescia, destinata a trasformarsi in fallimento con il passare dei giorni, a tenere banco è anche il tema legato proprio a quali colori e a quale stemma sarà legata almeno la prima stagione delle rondinelle 2025-2026, qualsiasi categoria verrà disputata.
Il marchio
Le luci sono puntate soprattutto sul marchio: i tre del passato appartengono alla storia del Brescia (e ripescarli in questi giorni fa scendere una lacrima, sebbene quello del centenario non fu particolarmente foriero di soddisfazioni), uno è quello voluto e utilizzato da Massimo Cellino fino a... ieri. C’è però una causa ancora in corso per quelli con la «Leonessa rampante» che in questo momento è approdata in appello, dopo che la sentenza di primo grado datata agosto 2023 ha condannato il Brescia Calcio a versare oltre un milione di euro per fatti precedenti alla gestione Cellino. Ed è per questo che si è ancora nelle aule di tribunale.
La vicenda

Vale però fare un passo indietro per capire quanto è accaduto: siamo nel 2005, il Brescia Calcio è in mano a Gino Corioni che per 20 milioni di euro cede il marchio a Brescia Service, la quale contestualmente lo concede in licenza d’uso al Brescia dietro un pagamento e per dieci anni, quindi fino al 2015. A ottobre dello stesso anno il marchio viene venduto ad una nuova società (che sborsa 20 milioni di euro), mentre la Brescia Service si impegna a pagare un canone di leasing trimestrale. Corioni però esce di scena nella tormentata estate del 2014 e nella stagione successiva non sarebbe stato pagato dal Brescia quanto dovuto per l’utilizzo del marchio. Il famoso milione e passa di euro chiesto poi a Cellino, per il quale l’imprenditore sardo ha iniziato una delle sue tante battaglie legali («Stanco di subire estorsioni, la vicenda del marchio è una truffa, le sue parole nel settembre dello scorso anno»).
E adesso?
Adesso molto dipende da quale sarà il futuro del Brescia. Sul piatto c’è l’appello riguardo la sentenza di primo grado, ma tecnicamente tutti i quattro i marchi sono «in pancia» al Brescia Calcio e quindi dovrebbero finire tutti nel calderone del sempre più probabile fallimento della società. E a quel punto andrà capito in punta di diritto quali e quanti dei quattro siano eventualmente utilizzabili. Piccola, ma inevitabile riflessione finale: ripartire con una nuova società, un nuovo vestito, un nuovo entusiasmo recuperando anche lo storico stemma sarebbe bello e romantico. Utilizzare quello attuale francamente triste.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
