Brescia, anche con Cittadella la casa resta un tabù

Le cose buone: un punto in casa dopo due turni di digiuno che è decisamente meglio di niente e che serve a tenere il secondo posto (non ce ne dimentichiamo mai). Quindi un gol segnato in una casa che resta tabù dopo 263’ di altrettanto digiuno. E la capacità di trovare una reazione dopo essere andati sotto. E poi? E poi, onestamente poco altro.
Intanto perché «doveva» arrivare una vittoria necessaria a tenere il passo di un Pisa ora sopra di 4 punti (oltre che campione d’inverno con un turno d’anticipo) e a tenere a bada chi insegue a partire da un Lecce che stasera potrebbe raggiungere il Brescia a quota 34 e che poi potrebbe essere anche preso da una tra Benevento e Monza che restano con una partita in meno. E poi perché è arrivata un’altra prestazione opaca da un punto di vista del gioco: bravura del Cittadella, demeriti del Brescia.
Perché la verità sta sempre nel mezzo. Appunto nel mezzo, come in un centrocampo che ieri è stato la chiave di tutto: in negativo certo per un Brescia privo di Van de Looi e quindi anche di quelle poche geometrie (ma ecco l’«inghippo»: quando c’è ci si lamenta, quando manca lo si rimpiange). Senza qualità è molto difficile e al Cittadella è bastato averne un poco di più insieme a qualche idea migliore da un punto di vista organizzativo per dare scacco al Brescia.
Errori
E se lo scacco non è stato matto, è stato grazie a un erroraccio in uscita di Kastrati a consentire il pareggio delle rondinelle di Moreo al gol personale numero 5 (è capocannoniere di squadra) che proprio nel momento della stoccata di testa su cross da destra di Pajac stava per essere sostituito. Ed è stato questo l’unico attimo che il Brescia non si è lasciato sfuggire in un pomeriggio complicato già da subito. E reso tale anche dall’ormai consueto, inspiegabile, approccio manchevole insieme a scelte iniziali rivedibili da un punto di vista del «messaggio» trasmesso alla squadra, in assetto rinunciatario. Questo anche con l’aiuto del senno del poi (ma anche di un déja vu ripassando il film delle prestazioni casalinghe) e avendo (ri)visto Karacic dare una sferzata di gamba al suo ingresso oltre ad aver «assaggiato» il debuttante Andreoli, che di ruolo (e lo ha fatto bene, senza alcun timore) fa il play. Un ruolo in cui Bisoli da «vice» Van de Looi ha pagato pegno (anche grazie all’eccellente guardia che su di lui ha fatto Vita).
Di certo c’è che per un motivo o per l’altro si torna sempre a casa dal Rigamonti con la sensazione di non aver provato il tutto per tutto, che le sortite non siano ormai organiche, ma basate su fiammate e che i dirimpettai non abbiano dovuto faticare poi così tanto. E se proprio c’è qualcuno a cui il pareggio (comunque giusto: meglio il Brescia per «quantità» di manovra, meglio gli ospiti per nitidezza delle occasioni) sta un poco più stretto, è il Cittadella. Proprio per questo tutto sommato, bisogna tenerselo stretto. Postilla: il Brescia ha protestato per un fallo di mano su colpo di testa di Bisoli al 90’. Restiamo nel dubbio (e perlomeno una chiamata del Var ci sarebbe dovuta essere), ma occorre essere sinceri: se era rigore ieri, lo era anche per la Spal 8 giorni fa su fallo di mano di Mateju.
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L’avvio
Ma torniamo all’approccio: al di là delle mancanze strutturali (da colmare sul mercato), colpisce la mancanza di ferocia e intensità che sarebbero necessarie per tentare di adattare il formato trasferta in casa. La partita inizia con la sventola di Vita a colpire un palo: il Cittadella è padrone al via e a fine frazione (ottimo intervento di Joronen su Antenucci) e un Brescia lì per lì sopraffatto dall’intensità altrui, capace di comandare in mezzo con un acuto di Léris senza killer instinct davanti a Kastrati. Per cambiare qualcosa in un impianto macchinoso, Inzaghi aspetta il vantaggio del Cittadella: pasticcio di Cistana sulla linea di fondo, d’Urso ruba palla e serve Antonucci che col piatto la mette. Dentro Karacic e Andreoli per Mateju e Cavion, il tempo di vedere Beretta novello «Garrincha» fallire una conclusione in contropiede di un soffio che le rondinelle imbastiscono la loro reazione.
Che si sublima al 26’ col pari di Moreo ( stava per essere sostituito) a rubare il tempo a Kastrati. Un Brescia generoso (ci sono anche un paio di conclusioni di Tramoni tra primo e secondo tempo), ma non troppo di più non trova linfa dagli ingressi tardivi di Palacio e Ayé e nel finale rischia il ko con Branca che sciupa da centroarea. Va bene così, anche se non va bene così e se non puoi vincere va bene non perdere: il punto va accettato.
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