Brescia, a Cittadella è flop: sconfitta pesante e contestazione
Di sasso, come al 94’ con la Spal. Laddove il Brescia è rimasto inchiodato: la partita con il Cittadella, il solito maledetto Cittadella, non è stata altro che un prolungamento di quel minuto 94, costato stavolta tre punti e una prestazione a tratti sconcertante che ora pone nuovi interrogativi sulle capacità di tenuta mentale: con i play off ormai scritti perché la promozione diretta non è più aritmeticamente raggiungibile, è l’unica preoccupazione. Questo campionato, è una gara ad alzare l’asticella dei rimpianti. Sempre più in alto: fino a ritrovarsi al punto della fine dell’era di Inzaghi e dell’inizio di quella di Corini. Ovvero quinti e con una media che - 9 punti in 6 gare - s’è abbassata.
Rimpianti
Ritrovarsi a tanto così dal cielo e poi prendersi una manata: se diventerà disciplina olimpica, il Brescia ( primo ko coriniano) andrà a medaglia. Ricordate dopo il Monza? Il mantra era «ora 9 punti e a quota 71 vedremo...» cullando più per fede che per altro il sogno serie A diretta. «Tanto, a 71 su non ci si va, dovrebbero succedere troppe cose». Che sono successe tutte. E in A ci si può andare a 70. Se il Brescia avesse fatto ciò che avrebbe dovuto insomma, oggi avremmo una squadra prima pronta al conto alla rovescia per la festa. E comunque, anche solo riscattandosi ieri, ci sarebbe stato il -1 dal secondo posto e un’ultima giornata con anche il Brescia in corsa (spera ancora pure il Pisa) per due posti in Paradiso. Ora, da quinti, occorre trovare il modo di centrare almeno il quarto posto ed evitare di partecipare a un primo turno in gara secca perché il Brescia visto con la Spal e soprattutto ieri non fa fare bei pensieri. Il Brescia dell’ultima settimana, peggiorato in tutto, fa piuttosto pensare a una squadra che non sa gestire la pressione del risultato a tutti i costi e che più che di un bomber paga la mancanza di personalità.

Il rientro di Palacio
Quella del quale è portatore sano il «giovane vecchio» Rodrigo Palacio che ieri, ricomparso dopo otre un mese e mezzo di stop, in mezz’ora di gioco ha riempito la scena da solo. È stato anzi l’unico ad occuparla davvero: sbagliatissimo e delittuoso, da parte del presidente, averlo considerato un problema. E semmai anzi, ora è attorno a Rodrigo che Corini deve in tutti i modi trovare il modo di sbloccare una squadra alla quale deve essere chiara una cosa: dopo venerdì inizierà un altro campionato. Da giocare alla pari di altre squadre che non sono superiori in un quadro mediocre. Come si fa a non crederci? E come si fa a non trovare la forza di reagire e di puntare sul serio su se stessi, sospinti da un’onda biancazzurra di 1.100-1.200 tifosi carichissimi? Gli stessi che ieri, sul finire di secondo tempo e al fischio finale hanno richiesto, contestando, attributi. Difficile biasimarli. Che brutto Brescia (specie) nel primo tempo in casa di un Cittadella che con zero senza obiettivi è stato il solito fastidioso (anche nelle perdite di tempo) Cittadella che, ahinoi, pareva la squadra più motivata.

La partita
Demeriti, soprattutto, di un Brescia quasi «attapirato» nei primi 10’ poi capace di far girare palla anche se solo in maniera sterile in un assetto nel quale Corini aveva puntato tutto su Tramoni trequartista e su Bisoli e Bertagnoli più alti per cercare di aprirgli spazi. Ma il piano partita non ha funzionato e il tridente con gli spenti Bajic e Moreo non è decollato. Insieme al resto di una squadra molle e macchinosa: emblematico il contropiede tre contro tre mal gestito in pieno recupero di una prima frazione nella quale i casalinghi avevano fatto prurito un paio di volte a Joronen. (Un po’) meglio nella ripresa, ma a passare è il Cittadella con il 2000 (al primo gol in B) Cassandro (un nome, una profezia) di sinistro (lui che è destro) al 17’ (...). Poi entra Don Rodrigo che subito offre assist a Sabelli e Pajac i quali sprecano malamente. Poi ci si mette anche Maniero su Jagiello e Palacio stesso. Ko largo, eppure il Cittadella non ha rubato nulla. E noi, di sasso. Come al 94’.
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