Calcio

Attacco ai raggi X: Brescia alla ricerca del suo baricentro

Il reparto offensivo è in grossa sofferenza: rondinelle penultime per occasioni create
Flavio Bianchi: qui l’attaccante tra i tifosi dopo il gol col Benevento - © www.giornaledibrescia.it
Flavio Bianchi: qui l’attaccante tra i tifosi dopo il gol col Benevento - © www.giornaledibrescia.it
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I numeri non raccontano tutta la verità: ne forniscono una versione bidimensionale, a cui soltanto l’osservazione diretta può conferire profondità.

Come in una fotografia, dalla quale è possibile evincere le minuzie anche più sottili dei dettagli del soggetto inquadrato, ma in cui tutto ciò che li circonda (rumori, odori) resta impenetrabile.

Il negativo sviluppato del Brescia è sotto questo aspetto univoco: la proposta offensiva della squadra è carente, in picchiata rispetto agli standard di inizio stagione e soprattutto in grave ritardo se raffrontata a quelle delle parigrado o presunte tali. Il problema vero si pone se tali dati, di per sé «vuoti» e asettici, trovano piena rispondenza nell’osservazione diretta, appunto.

Incrociando le statistiche (fonte Kama sport), a balzare all’occhio è soprattutto il penultimo posto in B delle occasioni create. Le rondinelle sono ferme a 69, laddove la media del torneo si attesta a 90: peggio, sin qui, ha fatto solo il Cosenza (63), mentre il Südtirol, con il quale la banda di Aglietti si confronterà alla ripresa, si posiziona un gradino sopra a quota 75. Più che il dato complessivo, ad acquisire rilievo è il trend: nelle prime giornate, in particolare tra la trasferta di Como e il successo prima della sosta col Benevento, la soglia minima delle chance prodotte era di 5 a gara, con picchi di 7 (contro Perugia e al Rigamonti con i sanniti), curva poi precipitata in un dicembre nero nel quale dopo aver toccato il fondo, la cui raffigurazione plastica è il misero «1» della partitaccia con il Parma, si è verificato un leggero rimbalzo (2 con il Pisa, 4 col Palermo).

Ed è su questo accenno di ripresa che è chiamato Aglietti. Magari correggendo l’eccesso di prudenza che ha caratterizzato la squadra dell’ultimo Clotet.

Dicotomia

Qui si torna a quella di inizio-fine girone d’andata: il Brescia era partito con un’idea di spregiudicatezza che trovava espressione in un baricentro piuttosto alto (superiore, in media, ai 50 metri), abdicandovi in larga parte e chiudendo il 2022 con un dato oscillante tra i 46 e i 47 metri. Il peccato originale risale probabilmente alla débacle di Bari: fu al San Nicola che i biancazzurri tennero il baricentro più alto (quasi a 57 metri), subendo un’imbarcata.

Di lì, si può ipotizzare, la virata verso un assetto più abbottonato. Fermo restando che l’equilibrio rimane il prerequisito fondamentale, questa squadra ha forse bisogno di osare di più. Lo testimoniano i numeri che fanno da corollario a quanto esposto sinora: il quattordicesimo posto nella classifica dei gol realizzati, il dodicesimo in quella dei tiri effettuati, o ancora il penultimo in quella del’indice della probabilità - expected golas - di realizzazione delle proprie conclusioni (1.06, la media in cadetteria è superiore all’1.3), il terzultimo nella graduatoria delle palle giocate in area (14.32 a partita). Migliorare è possibile, la formula per riuscirci è appannaggio del tecnico.

Dal quale sono attese novità a livello tattico e nella scelta degli uomini. Il rilancio dell’attacco passa dall’applicazione corale, ma anche da una centralità maggiore di qualche singolo: Bianchi, ad esempio, primeggia nel confronto con Ayé e Moreo in diverse voci, come le conclusioni per partita (2.66), i tiri verso lo specchio (0.93 a gara), gli expected goals (0.31) o i dribbling riusciti (1.39 a partita), fondamentali nell’ottica di un’imprevedibilità che il reparto, oggi, sembra aver completamente smarrito. Aglietti ha già dimostrato di volerci puntare, affidandogli una maglia da titolare contro il Palermo. E chissà che i tre non possano tornare a coesistere, come a inizio stagione.

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