Andrea Berta, ds dell'Atletico Madrid, e la giornata a Torbole

È attualmente considerato l’uomo forte del calcio europeo. Ricopre ufficialmente la carica di direttore sportivo, ma all’Atletico Madrid è molto di più: ne è il plenipotenziario. Dal 2013, anno del suo sbarco a Madrid in qualità di direttore tecnico per diventare diesse nel 2017, ha portato i colchoneros (che in aprile sono attesi ai quarti di finale di Champions League contro il Manchester City) a fare il salto di qualità fino a consacrarsi top club con la vittoria di tre Europa League, due coppe Nazionali, due scudetti (spezzando il sualismo Real-Barça) e centrando due finali di Champions. Non è una storia nuova quella di Andrea Berta, bresciano di Orzinuovi che, partito calcisticamente dal Carpenedolo di Tommaso Ghirardi, è arrivato in cima.
Un profilo internazionale nel quale tuttavia il 50enne Berta - che detesta le sovraesposizioni e rifugge da ogni tipo di ribalta - continua a far convivere fieramente la sua anima bresciana. Al punto che approfittando di un paio di giorni trascorsi a Orzinuovi, si è allungato fino a Torbole Casaglia per una visita di cortesia al Brescia. Da vero man in the dark - uomo nell’ombra - fa di tutto per passare inosservato e infatti jeans, felpa e occhiali da sole a bordo di una utilitaria guidata da un nipote molto tifoso delle rondinelle: è così che lo abbiamo scorto e intercettato sul cancello del centro sportivo nel giorno della presentazione di Corini.
Cosa ci ha detto
«Avendo un po’ di tempo - ci racconta derogando al suo proverbiale silenzio - ho chiamato il team manager Edoardo Piovani col quale sono in contatto e ho chiesto se potevo fare un salto qui: il centro sportivo non lo avevo mai visto ed ero curioso. Al Brescia resto sempre legato e interessato: bene o male tutti i miei amici tifosi mi tengono sempre aggiornato». Ad accogliere Berta anche Massimo Cellino con i due che hanno conversato a lungo: «Con Massimo ci sentiamo spesso via messaggio a ore improbabili: abbiamo potuto fare una bella chiacchierata a tu per tu come non capitava un po’ e devo dire che a parte il suo essere personaggio dirompente, di calcio capisce davvero come pochi. Come l’ho trovato? Credo che adesso per ripartire bene anche dopo questo esonero abbia bisogno di un bel risultato».
Berta ha assistito a bordocampo all’allenamento di Corini con a fianco il suo omologo Marroccu. I due si conoscono da quando Berta era dirigente a Carpenedolo e il diesse delle rondinelle era calciatore in Sardegna: fra loro c’è stima. Quella che non manca anche in Corini: «Che conosco molto bene e che ospitai anche per una sessione d’aggiornamento agli allenamenti di Simeone. Per questo suo ritorno l’ho trovato a dir poco carico: ha una voglia matta. Sono stato molto contento di questo pomeriggio (si sarebbe dovuto trattenere mezz’ora: è rimasto due ore...) e spero davvero che la stagione finisca per il meglio» chiude Berta l’«imprendibile».
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