Calcio

Brescia, il cuore diviso di Cagni tra Inzaghi e Corini

Il già tecnico sul cambio in panchina al Brescia tra due suoi ex giocatori: «Non se esser triste o felice»
Eugenio Corini nei primi allenamenti dal suo ritorno - © www.giornaledibrescia.it
Eugenio Corini nei primi allenamenti dal suo ritorno - © www.giornaledibrescia.it
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«Molto combattuto». Come l’umore di chi, da bimbo, deve scegliere se andare con il papà o con la mamma. O come l’umore di chi, da grande, deve scegliere tra due figliocci. Questo il dilemma morale di Gigi Cagni, che non sa se essere più dispiaciuto per Pippo Inzaghi o felice per Eugenio Corini.

Ma nessuno, meglio di lui, ci può parlare di questo particolare avvicendamento in panchina.

Cagni, si aspettava questo epilogo per Inzaghi?

Filippo Inzaghi a Lignano, nell’ultima panchina col Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Filippo Inzaghi a Lignano, nell’ultima panchina col Brescia - © www.giornaledibrescia.it

«Ma sì. Ormai era obbligato a vincere sempre. Se l’avesse fatto, non avrebbe potuto cacciarlo. Ma era solo una questione di tempo».

Sicuro che se Tramoni avesse messo dentro quella palla al 94’ col Pordenone, Cellino l’avrebbe lasciato ancora al suo posto?

«Credo di sì. Ma può essere tutto perché stiamo parlando di una persona del quale, leggendo la sua storia, l’imprevedibilità fa parte del suo essere. Non dovrei esserne sorpreso, ma mi sorprende sempre».

C’è qualcosa che, secondo lei, Inzaghi ha sbagliato?

«Sicuramente, ma non saprei dire cosa. Gli ho detto, al momento solo per messaggio, di staccare la spina per una settimana, di portare la famiglia in vacanza senza pensare ad altro. Ci sono passato prima di lui e appena avremo modo gli dirò come mi sono comportato io: la prima volta che sono stato esonerato ero al Verona e ricordo che, appena passata la rabbia per quanto era successo ho cercato di essere razionale e analizzare solo le mie colpe e non quelle degli altri. Per crescere, devi farlo».

Per come conosce Inzaghi, riuscirà ad assorbire questa delusione?

«Dovrà assorbirla, altrimenti non può fare il tecnico».

Passiamo a Corini: ha fatto bene ad accettare di tornare ad allenare il Brescia dopo il pregresso?

Eugenio Corini nei primi allenamenti dal suo ritorno - © www.giornaledibrescia.it
Eugenio Corini nei primi allenamenti dal suo ritorno - © www.giornaledibrescia.it

«Sì, perché un allenatore ha solo voglia di allenare. Ma c’è un pezzettino che va chiarito definitivamente e lo può fare solo il presidente. Si chiama timore perché dentro di te c’è sempre quella vocina che ti chiede: «Sarà davvero  cambiato? Avremo messo tutto a posto nel rapporto?».

Crede sia un pensiero che in fondo Corini faccia ancora?

«La storia dice che ogni allenatore contattato da Cellino pensa "Quanto durerò?". E che deve solo vincere. Ma l’errore che il presidente fa è sempre lo stesso ed è di presunzione, cioè quello di credere che tutti i giocatori da lui scelti siano forti. Ma ogni partita è diversa dall’altra e non ci sono certezze dei presidenti che tengano».

Da dove deve partire Corini per affrontare queste sette partite?

«Deve porsi un obiettivo primario. La cosa grave da non fare, è voler sistemare, in base alle proprie idee, tutto insieme. Deve andare per gradi. Quando si subentra, è sempre diverso». Cambia farlo per salvarsi o per cercare la promozione? «Sotto l’aspetto psicologico, diametralmente. Ma è andato via un mio giocatore e ne è arrivato un altro, due a cui voglio un gran bene. Non so se essere triste o felice, ma di certo in primis c’è l’amore per il Brescia. Quindi, faccio l’in bocca al lupo ad Eugenio».

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