Altobelli: «Pelè una leggenda, con Maradona il più grande di sempre»

Se c’è una fotografia a cui Alessandro «Spillo» Altobelli tiene particolarmente è quella pubblicata qui sopra. Zurigo, 10 giugno 1987, amichevole Italia-Argentina per iniziare a «lanciare» il Mondiale che tre anni dopo si sarebbe disputato in Italia. Tra Altobelli e Maradona c’è lui, Pelè, campione a cui l’ex attaccante di Brescia, Inter e Juventus era particolarmente legato.
«Ci conoscevamo da tempo e tra noi c’è sempre stata massima stima, diventata poi amicizia - racconta Altobelli da Sonnino, paese delle sue radici in cui sta trascorrendo le vacanze -. È un’altra brutta notizia in questo 2022 davvero triste. Se ne va una leggenda, uno dei giocatori più forti al mondo di ogni epoca. Anzi, visto che vanno sempre di moda le classifiche e i paragoni, diciamo che il mondo dà l’addio a colui che, insieme a Maradona, ha fatto la storia del calcio».
Pelè e gli azzurri
Giocatore incredibile, dai colpi assoluti, ma non solo. «Umanamente era squisito e lo posso dire con cognizione di causa. Ci siamo incontrati spesso, in tribuna per una partita o magari per un evento organizzato dalla Fifa. In ogni occasione sempre un sorriso, un abbraccio, una parola d’affetto, mai e dico mai è capitato che in qualche modo facesse pesare il fatto di essere il più forte calciatore del mondo». Pelè che tra l’altro ha sempre avuto grande stima del calcio italiano e specialmente degli azzurri. «Quando discutevamo della nostra Nazionale, in particolare di quella del 1982, sottolineava sempre la bravura di giocatori come Cabrini, Tardelli, Rossi, per non parlare di Conti, che secondo lui era il più brasiliano degli italiani».
Quel ricordo

Tra i flash del Pelè calciatore ce n’è uno che per sempre resterà nella memoria di Altobelli. «Italia-Brasile, finale del Mondiale 1970. Avevo 15 anni, rimasi malissimo per la sconfitta, ma restai a bocca aperta vedendo il suo gol dell’1-0. Un colpo di testa incredibile per la potenza con cui colpì la palla, ma soprattutto per l’elevazione. Mi sono chiesto mille volte quanto abbia saltato sopra Burgnich e quanto sia rimasto in cielo prima di impattare il pallone. Un gol incredibile che mi lascia ancora oggi emozioni incredibili ogni volta in cui lo vedo in televisione».
Altobelli è certo: la scomparsa di Pelè «lascerà un vuoto incolmabile nel mondo del calcio, esattamente come è stato per la scomparsa di Maradona. Diego però è ricordato sempre, in Argentina come a Napoli, perché quando un campione se ne va succede così ed è quasi inevitabile. Lo stesso, vedrete, accadrà anche con Pelè perché rappresenta un’icona del calcio e resta una figura indimenticabile anche per le nuove generazioni, che di lui sanno magari per i racconti di papà e nonni. Mi dispiace che d’ora in avanti, quando mi troverò a parlare di Pelè come di Maradona, lo farò nominando due leggende che non ci sono più». Resterà la foto, a suo modo storica, di quel 10 giugno 1987 a Zurigo.
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