Basket

Peppe Poeta, elogio di un condottiero dai modi gentili

Ha adattato le proprie idee alla Germani, e non viceversa, proponendo una pallacanestro divertente e bella da vedere
Peppe Poeta, coach della Germani - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Peppe Poeta, coach della Germani - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
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«Buongiornoooo...». Sì, così, con tante «O». E un sorriso stampato in volto, all’ingresso della sede di San Zeno della Pallacanestro Brescia, in occasione delle conferenze stampa pre-partita. Esiste un Peppe Poeta pubblico e uno meno ufficiale, quando i microfoni si spengono, che chi gravita attorno alla Germani nell’arco della stagione ha la fortuna di poter vivere meglio. Parentesi: la cosa curiosa è che quando i microfoni sono accesi per davvero Giuseppe da Battipaglia è molto più «istituzionale» e misurato di quanto ci si potrebbe aspettare.

Al netto di questo, il quasi quarantenne è uno degli uomini di sport più intelligenti, lungimiranti, divertenti, coinvolgenti e trascinanti che si possano incontrare a queste latitudini, al giorno d’oggi. Per ciò che concerne il campo ci sarebbe un capitolo molto ampio da aprire. In forma sintetica, ha adattato le proprie idee di basket alla squadra che aveva a disposizione e non viceversa, ha fatto fronte alle difficoltà in modo creativo e arguto, ha messo tutti nelle condizioni di rendere al meglio, ha creato un gruppo in cui chiunque – chiunque – si sarebbe spezzato una gamba per lui, ha proposto una pallacanestro vincente e molto bella da vedere.

Incidentalmente... ha portato Brescia al punto più alto della sua storia. Circostanza che ha fatto sì che la nostra terra fosse al centro dell’attenzione nazionale. Il valore di tutto ciò è inestimabile. Questa stagione volge al termine. E a Peppe si può dire: «Sul tuo regno non tramonta mai il sole», frase che pronunciò Carlo V circa il proprio sconfinato Sacro Romano Impero, nel 1519. Il sole l’ha portato lui, soprattutto nella versione lontano dai riflettori e a microfoni spenti. Peppe l’uomo di tutti i giorni. L’uomo che chiama i tifosi per nome.

Che, tra l’altro, si ricorda il nome anche di chi ha incontrato mezza volta. Che dice ai giornalisti di fare serenamente il loro lavoro, perché ne ha profondo rispetto (ed è vero, non una frase di circostanza), e che – eventualmente – è bello sentirsi tutti, con ruoli diversi, un po’ sulla stessa barca. Peppe l’uomo che risponde anche e soprattutto da uomo, non solo da allenatore. L’uomo che crea una comunità e fa «sentire parte». L’uomo che prima di gara-2 a Trapani – uno dei momenti più esaltanti di sempre – a mezzogiorno canticchia in campo prima che inizi l’allenamento e la sera si rilassa con la camomilla. L’uomo che ti parla di (fanta)calcio. L’uomo che sa un sacco di cose di un sacco di argomenti che non c’entrano con la pallacanestro. L’uomo refrattario all’autocelebrazione. Il ragazzo divertente, l’artigiano di punti di vista sulle cose della vita. Sul suo regno splende sempre il sole, il sole l’ha portato lui.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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