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Tennis, in Cattolica il ricordo di Clerici: «Garbato, competente e unico»

La famiglia ha donato centinaia di cimeli al Centro Raccolte Storiche e c'è l'intenzione di dedicargli una giornata
Il giornalista sportivo Gianni Clerici
Il giornalista sportivo Gianni Clerici
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«Chissà cosa avrebbe detto, cosa avrebbe scritto, vedendo il 2023 di Sinner o la vittoria della Davis». Questa la frase che aleggiava oggi in Aula Magna all’Università Cattolica, nel giorno in cui il «Racconto del tennis» si è inchinato al genio, all’estro, alla poesia di Gianni Clerici.

Ricordato da tanti amici e colleghi in un luogo diventato speciale, visto che centinaia di suoi cimeli tra libri, cartoline, fotografie, manifesti, sono stati donati dalla famiglia grazie alla fondamentale mediazione del professor Francesco Rognoni al Centro di documentazione e ricerca Raccolte Storiche di Brescia, presieduto dal professor Andrea Canova. Ed è stato proprio quest’ultimo (al termine di un intervento che Clerici avrebbe particolarmente apprezzato) ad annunciare che in cantiere con la Cattolica c’è l’idea per il 2024 di dedicare una giornata proprio al giornalista-scrittore scomparso nel 2022.

Il ricordo

«Garbo, gentilezza, competenza, classe, unicità, sensibilità». Queste le parole con cui lo hanno descritto coloro che l’hanno conosciuto e apprezzato: da Carlo Annovazzi di Repubblica a Stefano Semeraro della Stampa e direttore de «Il Tennis italiano», passando per Ubaldo Scanagatta direttore di Ubitennis.com, Elena Pero di Sky, il professor Francesco Rognoni e il dottor Pier Agnelo Goffi della Cattolica fino a Claudio Mezzadri, ex tennista e allenatore di quella Svizzera che vedeva scendere in campo il «re» Roger Federer.

«Clerici era un giornalista fuori dagli schemi - ha ricordato proprio Mezzadri - ma per questo speciale. Oggi ti insegnano, quando fai il commentatore, a parlare solo durante le pause. Lui e Rino Tommasi invece andavano avanti anche per 5 minuti ininterrottamente e mai nessuno si è lamentato».

Il guizzo

Si è parlato del Clerici giornalista, commentatore, ma anche dello scrittore e del poeta, perché lui ci teneva, e tanto, a sottolinearlo. «Come quando una volta in sala stampa - è stato ricordato - Francesca Schiavone disse "Eh, voi giornalisti..." e Clerici rispose: "Voi giornalisti? Io sono un buono scrittore».

E lo dimostrava non solo in pezzi sublimi, per cui anche chi non è appassionato di tennis prendeva Il Giorno prima e Repubblica poi, ma anche nelle telecronache, quelle in cui la sua spalla ideale Rino Tommasi amava chiamarlo «Dottor Divago», per la sua capacità di spaziare tra mille argomenti diversi, tranne che parlare del match in corso.

Un amante dell’arte, del teatro, ma che non rinnegava mai il tennis, di cui era innamorato. Tanto da capire, mandato da Sergio Tacchini a studiare Chang, che «quello forte era l’altro». Già, l’altro: ovvero Pete Sampras.

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