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Infortuni, rinunce, cambiamenti: alle radici dei dubbi di Jacobs

Mario Nicoliello
Dopo l’annuncio choc, ieri sui social un «grazie a tutti» che fa pensare ad un «no» per la staffetta
Marcell Jacobs in pista a Tokyo - Foto Fidal
Marcell Jacobs in pista a Tokyo - Foto Fidal
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A ventiquattr’ore dall’annuncio choc di Marcell Jacobs («Non so se valga la pena continuare») l’unica novità è il post sui social del gardesano, poche parole di ringraziamento. «Grazie a tutti per il sostegno e la vicinanza in questo percorso fino ai mondiali di Tokyo. Un grazie particolare al mio team e alla mia famiglia, sempre al mio fianco. Ci sentiamo presto».

La staffetta

Previsto e scontato, il messaggio giunge dopo che i compagni di staffetta Fausto Desalu e Filippo Tortu, a Casa Atletica Italiana nel quartiere di Ebisu, avevano aperto uno spiraglio sulla partecipazione del campione olimpico di Tokyo alla 4x100, le cui batterie sono in programma sabato nella capitale nipponica.

«Ho parlato con lui un paio di giorni prima della gara, non mi sembrava che avesse l’idea di smettere, però ognuno ha il proprio percorso e sicuramente è in grado di prendere la scelta migliore, ma in ottica staffetta spero che la decisione sia positiva. Con la 4x100 nel 2021 abbiamo fatto qualcosa di meraviglioso e sarebbe bello chiudere il cerchio», ha detto Desalu. Filippo Tortu ha così sintetizzato: «Spero per tutti noi che ci sia e che continui anche nei prossimi anni, ma la sua decisione in ogni caso andrà rispettata».

Il presidente della Fidal, Stefano Mei, ha confidato che sentirà Marcell Jacobs oggi per capire la reale situazione, ma intanto il responsabile della velocità Filippo Di Mulo ha ancora scritto il nome del campione olimpico nel quartetto ideale da schierare in batteria.

Lo stato d’animo

Marcell sta vivendo questa situazione con la solita calma, perché il suo ragionamento muove da un punto fermo: oggi è in grado di correre tra i 10”16 e i 10”20, quindi il valore aggiunto che può dare alla squadra è inferiore rispetto a quanto sfrecciava tra i 9”80 e i 9”90. Nella sua mente quindi la batteria iridata potrebbe servire per testare i nuovi nomi.

Al di là di come andrà a finire nel weekend mondiale, il discorso si allarga al futuro prossimo del campione delle Fiamme Oro, il cui annuncio ha gettato un sassolino nello stagno, ma non ha certificato cosa sarà del suo avvenire. L’impressione è che il proposito di smettere con l’attività agonistica non sia maturato ieri osservando il cronometro, bensì all’arrivo a Desenzano sul cominciare dell’estate.

Le difficoltà

In quel momento Jacobs ha compreso quanto sia difficile ricominciare dopo un infortunio a 30 anni suonati. Un conto è farlo da ventenne e da lunghista ancora in erba: la doppia botta del 2015, con il primo infortunio di Padova seguito a quello terribile di Gavardo, dai quali si è ripreso dopo due anni, transitando gradualmente dalla pedana al rettilineo.

Un altro è farlo da ventisettenne fresco campione olimpico: la serie micidiale del 2022 cominciata col virus keniano, proseguita con la mossa falsa di Savona sui blocchi e da lì proseguita in una sequela infernale fino al Mondiale di Eugene, e dalla quale ne è uscito vincendo il titolo europeo pur zoppicante.

Un altro affare ancora è invece affrontare i problemi fisici da trentenne, nella stagione post-olimpica (l’anno scorso il suo 9”85 parigino resta una perla mirabile) in cui si è ritrovato per di più senza allenatore in presenza: quest’anno ha corso i 100 appena quattro volte e nel grande evento non ha retto il confronto.

Oltre la pista

Alla questione fisica si aggiunge quella professionale: essere atleta significa sacrificarsi, non solo sgobbando in pista, ma anche rinunciando ai piaceri della vita e non potendo dedicare tempo alle attività imprenditoriali che vorrebbe avviare anche negli Stati Uniti dopo quelle partite in Italia. Il quadro così descritto porterebbe a una decisione univoca: smettere. Ma intanto vedremo se sabato farà la batteria della 4x100.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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