Jacobs, da Tokyo a Tokyo un cerchio chiuso con grande onestà
Se un anno fa a Parigi si poteva parlare di sconfitta onorevole, stavolta a Tokyo potremmo trovarci di fronte ad una sentenza (quasi) inappellabile. Nello stadio dove tutto è iniziato quattro estati fa, Marcell Jacobs fa capire che tutto potrebbe concludersi, proprio lì. Sembra uno dei tanti cerchi della vita, non ascrivibile alla categoria della perfezione perché la chiusura è accompagnata da amarezza, consapevolezza, onestà intellettuale, così lontane dall’inebriante euforia che sprigionò quell’oro olimpico del 2021
Le parole al sapore d’addio pronunciate subito dopo l’uscita in semifinale – la terza consecutiva in un Mondiale – magari daranno fiato alle tesi frettolose secondo cui quegli ori a cinque cerchi siano stati semplicemente il bagliore di una meteora. Ma non ci stancheremo mai di ricordare come nel corso di questi quattro anni ci siano stati anche un oro mondiale indoor a Belgrado (2022), due titoli continentali all’aperto sui 100 (Monaco di Baviera 2022 e Roma 2024) e anche un argento iridato con la staffetta 4x100 a Budapest due anni or sono. E soprattutto ai Giochi di Parigi 2024 un quinto posto con un tempo vicinissimo a quello corso a Tokyo 2020 (9’’85 contro il suo primato europeo di 9’’80). Tutti indizi avversi alla tesi della casualità.
Il terzo assalto mondiale fallito fa però prevalere lo sconforto, ricordando a Jacobs quante fatiche siano costati sia i successi, che gli insuccessi. Nei mesi scorsi, a Desenzano, l’abbiamo visto meticolosamente allenarsi per cercare nuovamente l’impossibile. Negli ultimi giorni, dal Giappone, faceva trasparire fiducia anche se era conscio che questi Mondiali rappresentavano un salto nel buio, perché presentarsi sul massimo palcoscenico senza il conforto del riscontro sul campo è complicato. E qui entra in gioco l’orgoglio e l’onestà intellettuale di Marcell Jacobs.

Dopo l’oro di Tokyo, avrebbe potuto scegliere la via più semplice: tapparsi le orecchie dinnanzi alle critiche di chi lo accusava di essere un «miracolato», conscio che quei due ori a cinque cerchi nessuno glieli avrebbe comunque tolti. Ha scelto invece di metterci la faccia sempre e comunque, presentandosi ai Mondiali anche in condizioni non ottimali. A Eugene 2022 da infortunato; a Budapest 2023 nonostante frizioni con il vecchio staff tecnico e due mesi senza gare; a Tokyo ancora senza il conforto dei risultati.
Poteva essere più semplice restare a casa nell’anonimato. Non l’ha fatto perché campioni si è sul podio con le medaglie. E soprattutto quando a cuore aperto si confidano tutti i dubbi come fatto ieri. Il momento più duro, proprio dove c’è stato il momento più bello.
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