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Il gran ritorno della «bala»: il gioco che sfida i tempi moderni

La «vecchia» palla elastica è tuttora praticata in varie zone della nostra provincia specie in Valle Sabbia
Il gioco della «Bala» praticato in strade e piazze, come quando nacque più di un secolo fa © www.giornaledibrescia.it
Il gioco della «Bala» praticato in strade e piazze, come quando nacque più di un secolo fa © www.giornaledibrescia.it
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Torna in città «la bala». Che non è la sbronza in versione dialettale, come canta Piergiorgio Cinelli, bensì il gioco della palla elastica di antica memoria: «Go sbagliat la bala, nel zügà a la bala, con en po’ de marsala, go ciapàt la bala...».

A «la bala» si è giocato a Brescia fino ai primissimi anni del Novecento, nello spazio di via Calatafimi dove, una volta, c’era la Poliambulanza. Le gradinate sfruttavano le vecchie mura venete.

Con il beltempo

Oggi la palla elastica è praticata ancora, soprattutto d’estate, in qualche paese della provincia: Sabbio Chiese, Bione, Brione, Agnosine, Preseglie, Livemmo, Belprato, Cellatica e in Valtrompia.

Piazze, vicoli, carruggi: con la palla elastica si giocava e si gioca prevalentemente per strada, anche se le moderne esigenze impongono talvolta di non uscire dagli sferisteri. La «bala» era un’attività popolare, un modo di stare insieme, condividere il tempo libero, divertirsi. Alfredo Bianchi, ex presidente di Ferragosto a Sabbio Sopra e del Gruppo Sportivo Palla elastica Sabbio Chiese, decano dei giocatori del paese, racconta che sessanta/settant’anni fa i giovani andavano sui prati a girare il fieno con i rastrelli, poi si radunavano in piazza, facevano una partita con la palla elastica e, il pomeriggio, tornavano in campagna per ammucchiare i covoni.

Senza regole

Il campo della «bala» può essere stretto o largo, in piano o in salita, l’importante è che abbia almeno un lato protetto da una parete di appoggio. «Perché - spiega Roberto Marchi, altra figura della palla elastica valsabbina - i colpi non sempre possono essere precisi e la parete aiuta a tener la palla in gioco».

Nelle strade e nelle piazze, ovviamente, le pareti comprendono anche porte e finestre, davanzali, gradini e portoni... «Quante discussioni - racconta Marchi - quando si deve stabilire se il rimbalzo su un gradino o su un davanzale rimette la palla in gioco o viene considerato fuori...».

Nel bresciano si gioca con una palla leggera, una palla da tennis cui è stato tolto quel pelo lanuginoso che l’avvolge.

Altrove, si usa una palla più piccola e più dura, nella «palla pugno» le regole sono simili, ma i colpi vengono portati essenzialmente con il polso, protetto da strisce di gomma o di cuoio per non farsi troppo male.

Le regole sono all’apparenza complesse: si contano i 15, un po’ come nel tennis o nel padel, ma poi si prendono in considerazione le «caccie».

«I saraa töte le strade, piö nisü che pasa, me ardae ma a ser sincer go mai capìt prope un gran che - ammette con ironia Cinelli ne “La Bala” -, però l’ia una gran festa, gh’ia piè de zent, töi vardaa concentracc i zugadur toi südacc, che i tiraa de chele leche con le facce come i macc....

In sintesi: battute formidabili, a coprire la lunghezza del campo, cinquanta, sessanta metri, risposte di sofisticata tecnica sopraffina, da parte della spalla, il giocatore che affianca il battitore, o dei terzini, i due che presidiano la parte avanzata dello spazio di gioco. Chi vuole capirne di più potrà assistere sabato all’evento dimostrativo in Castello.

In provincia la promozione è da sempre affidata al Gs palla elastica Sabbio Chiese © www.giornaledibrescia.it
In provincia la promozione è da sempre affidata al Gs palla elastica Sabbio Chiese © www.giornaledibrescia.it

Letterati

Per la palla elastica o per la palla pugno andavano matti De Amicis e Fenoglio, Pavese e Arpino, il primo ligure, l’ultimo torinese, Fenoglio e Pavese langaroli. Tutti territori dove il gioco è stato a lungo storia e tradizione.

Ma il più famoso dei cantori del «balòn» è stato Giacomo Leopardi, che a Carlo Didimi, virtuoso dell’epoca del pallone col bracciale, altra variante del gioco, dedicò, nel 1821, la canzone «A un vincitore nel pallone». A quel tempo, le attività sportive erano viste come uno strumento per temprare il dinamismo dei giovani. Si costruivano sferisteri, il più famoso quello di Macerata, poi dichiarato monumento nazionale e, nel 1870, una sentenza della Corte di Cassazione di Torino, stabiliva «ammissibile la servitù dell’esercizio del gioco del pallone in un fondo privato, a favore dell’universalità degli abitanti di un Comune».

Nuova era

«Oggi, in gran parte, invece abbiamo dovuto abbandonare piazze e strade - dice Marchi -. La gente si lamenta se blocchi la via, chi si affaccia dove giochi teme i danni alle porte e alle finestre. A Sabbio, che vanta anche un paio di nazionali della palla elastica nella sua storia (Enrico Bianchi nel 1993 e Alex Bianchi nel 2012, ndr) giochiamo quasi esclusivamente nello sferisterio, a fianco del campo di calcio. Per strada torniamo solo a ferragosto, quando organizziamo il torneo tradizionale estivo. E anche per quello servono autorizzazioni, permessi, documenti». La bala non fa rima con la burocrazia di questi tempi. 

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