Pfas nell’acqua potabile, preoccupazione tra i cittadini di Capriolo

Circa 200 persone hanno partecipato all’incontro per discutere dei dati forniti da Greenpeace
L'assemblea che si è svolta a Capriolo - © www.giornaledibrescia.it
L'assemblea che si è svolta a Capriolo - © www.giornaledibrescia.it
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Da quando la scorsa primavera Capriolo è stata segnalata da una ricerca di Greenpeace come il paese bresciano col più alto livello di Pfas nelle acque potabili, la comunità locale si è attivata per capire quanto pericolo vi sia per la salute umana. Dalle interrogazioni in Consiglio comunale, con il sindaco Luigi Vezzoli, che ha sempre rassicurato tutti sulla salubrità, si è passati però alla piazza e infine ad una serata informativa, che si è tenuta venerdì sera.

All’incontro, andato in scena nella Sala Paolo VI dell’oratorio, c’era così tanta gente - circa duecento persone - che i locali stessi sono riusciti a malapena a contenere tutti. Il segnale è, in ogni caso, la preoccupazione degli abitanti, che sebbene non si siano fatti accalappiare dall’allarmismo, sentono che il tema è significativo e merita un approfondimento.

L’evento, organizzato dal Gruppo del Monte guidato da Claudio Volpi, ha visto la partecipazione di molti ospiti, tra cui anche Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna sull’inquinamento di Greenpeace Italia. È stato proprio lui a fornire i dati delle analisi dei Pfas - che sono sostanze chimiche sintetiche utilizzate in tantissimi oggetti di uso quotidiano - rilevati dai pozzi e dai rubinetti del paese franciacortino.

«Se consideriamo l’estensione del fenomeno, è praticamente impossibile non entrare in contatto con queste molecole, ma dobbiamo analizzare bene i dati, perché i Pfas possono causare danni a reni, fegato, tiroide e testicoli, solo per citare quelli più acclarati - ha spiegato l’esperto -. I livelli consentiti sono un compromesso e peraltro diversi da Stato a Stato. A Capriolo sono emerse concentrazioni in diversi punti, in particolare Pfoa (l’unica molecola sicuramente cancerogena secondo l’Onu) al parchetto di via Vittorio Emanuele».

Durante la serata sono poi intervenuti Sara Valsecchi e Stefano Polesello del Cnr Irsa (Istituto Ricerca Sulle Acque), la giurista ambientale dell’Università di Padova, Claudia Marcolungo, il medico di Capriolo, Ovidio Brignoli, e la coordinatrice delle Mamme No Pfas, Michela Piccoli, che proviene dall’unica zona documentata finora in Italia in cui le concentrazioni di queste sostanze nelle acque sono davvero allarmanti, ossia la zona di Lonigo, tra Vicenza e Verona.

Già, perché nonostante la lecita preoccupazione, già il sindaco Luigi Vezzoli (presente nel pubblico venerdì) aveva interpellato Acque Bresciane per capirne di più e quest’ultima aveva rassicurato sui valori di Pfas contenuti e quindi sulla sicurezza dell’acqua, pur ribadendo che su tutto il territorio è in atto un monitoraggio continuo.

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