Maxi parcheggio a Sulzano, Legambiente chiama in causa il Tar

Un documento sottoscritto anche da alcuni cittadini che punta sul rispetto della falda acquifera
SULZANO, INTOPPI PER IL PARCHEGGIO
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La contrarietà di Legambiente verso la possibile costruzione di un parcheggio sotto piazza del mercato si è concretizzata il 30 settembre in un ricorso legale che chiama in causa il Tar di Brescia. Il documento è firmato da Legambiente del Basso Sebino e da alcuni cittadini sulzanesi, assistiti dall’avvocato Emanuela Beacco del foro di Monza. Punta principalmente sulle conseguenze per la salute pubblica, «a rischio» per un’opera da realizzare vicino a una falda acquifera potabile che alimenta l’acquedotto del paese.

Il progetto

Il progetto su cui sta lavorando il Comune - come si legge nelle 34 pagine del ricorso - prevede la costruzione di un parcheggio sotterraneo di due piani, ognuno di 1.700 metri quadri, con un’area di scavo lunga 100 metri e larga 18, e una profondità di 7 metri.

Secondo i ricorrenti, «l’iter di approvazione del progetto, iniziato con lo studio di fattibilità e concluso a maggio, si è svolto in quattro conferenze dei servizi durante le quali gli enti partecipanti hanno esternato perplessità in ordine al pericolo che l’opera possa pregiudicare la tutela della risorsa idrica. L’area individuata per la realizzazione dell’autorimessa - continua il ricorso - si trova vicino a un pozzo a uso potabile, dentro la fascia di rispetto di 200 metri stabilita dalla legge».

La falda acquifera

La valutazione idrogeologica compiuta dal Comune e finalizzata alla verifica dell’andamento della falda captata dal pozzo comunale, non avrebbe quindi risolto i dubbi in tema di tutela delle acque. «Infatti - ricorda il documento inviato al Tar - l’elevata vulnerabilità della falda acquifera, per la conformazione stratigrafica e per il contesto urbano in cui si trova, è già stata messa in luce da Acque Bresciane, dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa), e dall’Ufficio d’ambito di Brescia». In più, sempre in tema di falda, sarebbe a rischio «l’osservanza della direttiva europea in materia di acque», nello specifico «i principi di prevenzione e precauzione trattati all’articolo 191 del Trattato Ue».

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