Dal Brasile a Palazzolo, Bertoli dopo quattro anni torna in visita

Il fondatore dell’Opera San Michele Arcangelo: «Da 25 anni in mezzo ai poveri, Dio ha voluto così»
Bertoli ha fondato l'Opera San Michele Arcangelo - © www.giornaledibrescia.it
Bertoli ha fondato l'Opera San Michele Arcangelo - © www.giornaledibrescia.it
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Erano trascorsi quattro anni da quando Marco Roberto Bertoli, fondatore dell’Opera San Michele Arcangelo in Brasile, non tornava nella sua Palazzolo. Sabato sera, però, la comunità parrocchiale di San Giuseppe lo ha potuto riabbracciare e, dopo un discorso in chiesa, Bertoli ha incontrato fedeli e sostenitori in oratorio.

Da lì era partito nel 1995 per il Sudamerica. Nel 1998, dopo aver visto da vicino la povertà dei meninos de rua, si era fermato in Brasile e aveva fondato l’associazione Il Padre Pellegrino, con sede a Palazzolo, e per l’appunto la comunità per ragazzi, appena fuori dalla città di Barbacena, tra Rio de Janeiro e Belo Horizonte.

Vocazione

«Sono felicissimo dopo tanti anni di rivedere tutti nella chiesa di San Giuseppe, dove è nata la mia vocazione - ha commentato il palazzolese -. Qui ascoltavo sacerdoti e missionari che hanno ispirato la mia vita. Sono partito con quattro ragazzi e oggi sono 550, vittime di stupri, abbandoni, violenza. Tutto era difficile all’inizio, ma ricordo che un giorno un uomo mi disse che se fosse stata opera di Dio, avrei raggiunto gli obiettivi prefissati. Direi che Dio ha voluto così, dato che abbiamo appena festeggiato 25 anni della nostra Opera».

Bertoli ha raccontato anche i mesi duri del Covid, quando i problemi si sono moltiplicati e persino essere riforniti di cibo e aiutare gli anziani fragili era diventato complicato. «Ogni tanto immagino che quando nasciamo lo facciamo con un barattolo invisibile in cui mettiamo le lacrime che asciughiamo degli altri. Ognuno ce l’ha di dimensioni differenti, ma ciascuno di noi può averne uno. Tanti mi hanno aiutato finanziariamente e pregano per la missione e anche per la mia vita. Sento sempre il calore umano di chi ci sostiene. Quanto a me, ho fatto una sola cosa: cercare di alleviare la sofferenza che ho visto. Ho imparato che cos’è la gratitudine: bisogna stare tra i più poveri per comprenderlo».

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