Tumore al seno, la realtà virtuale entra in ospedale e aiuta le pazienti a gestire l’ansia

Daniela Zorat
Circa 50 donne in cura al Civile parteciperanno, a partire dall’8 marzo, al progetto con Esa
Il visore per la realtà virtuale - © www.giornaledibrescia.it
Il visore per la realtà virtuale - © www.giornaledibrescia.it
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La realtà virtuale entra in corsia e per la prima volta viene utilizzata per il trattamento di pazienti della Brest Unit dell’ospedale Civile di Brescia, con diagnosi di tumore alla mammella.

Grazie al sostegno dell’associazione Esa, Educazione alla salute, l’8 marzo prende il via il progetto nato dall’esperienza della psicologa e psicoterapeuta Clelia Malighetti, volto a migliorare la qualità della vita delle pazienti che si rivolgono all’unità multidisciplinare di senologia, proponendo esperienze virtuali immersive grazie all’utilizzo di visori e joystick. Cinque quelli donati da Esa. Una cinquantina le donne che per il momento potranno partecipare allo studio che si articolerà in cinque sedute di gruppo condotte dalla dottoressa Malighetti con cinque pazienti in fase iniziale di malattia.

L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’Asst Spedali Civili, perché «la nostra azienda pone al centro l’attenzione alla persona più che al paziente, propone un approccio onnicomprensivo e olistico alla malattia, con presa in carico dal punto di vista emotivo delle persone perché - come ha spiegato il direttore generale, Luigi Cajazzo - un aiuto psicologico produce risultati evidenti in termini di prognosi della patologia. Dobbiamo ringraziare Esa e tutte le associazioni di volontariato che ci aiutano ogni giorno con un lavoro fondamentale».

Come funziona

Indossando i caschi e muovendosi con due joystick le pazienti potranno vivere cinque esperienze immersive in situazioni basate su specifiche metafore narrative, con stimolazioni multisensoriali che «potranno promuovere la consapevolezza nelle loro risorse», ha affermato la dottoressa Malighetti.

La presentazione del progetto - © www.giornaledibrescia.it
La presentazione del progetto - © www.giornaledibrescia.it

Ecco allora la gita in barca con tanto di improvvisa tempesta da affrontare per la gestione dell’ansia; il fare una camminata in montagna con un pesante zaino come metafora del raggiungimento di un obiettivo; l’avere a che fare con un drago in un castello per gestire la rabbia; il lasciarsi trasportare come una foglia sulle acque di un fiume e infine il rilassarsi in uno splendido giardino segreto.

Lo spirito

«Il progetto ci è piaciuto subito molto, perché come Esa - ha detto la presidente Annamaria Capuzzi - viviamo l’ansia che provano le pazienti alla Brest Unit e sosteniamo tutte le iniziative che possono farle star meglio». Chi crede molto nella partnership tra pubblico e privato è la consigliera comunale Ninì Ferrari che per anni è stata presidente di Esa: «Grazie a questa collaborazione la struttura pubblica può sviluppare iniziative che altrimenti non sarebbero disponibili, mentre il privato può allocare risorse».

Come spiegato dalle dottoresse Rebecca Pedersini ed Edda Simoncini, alla guida della Brest Unit - cui lo scorso anno hanno bussato ben 1.200 donne, 600 delle quali come nuove pazienti - «il progetto ha grandi potenzialità. Nel team multidisciplinare che opera nella nostra unità la figura dello psicologo è fondamentale. Innovazione e ricerca hanno un impatto molto positivo sulle nostre pazienti».

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