Sugar addiction: perché il nostro cervello cerca sempre zucchero

Lo zucchero crea dipendenza, proprio come una droga. Sentiamo spessissimo questa affermazione, e la troviamo online, su libri, riviste e anche sui social network. Ma è davvero tutto così semplice e lineare, oppure questo tipo di dipendenza risulta essere un po' più complessa? E perché il nostro corpo ci chiede continuamente zuccheri?
La benzina del nostro cervello

Continuiamo a cercare zucchero e siamo assuefatti da questa sostanza per un motivo chiaro e scientifico: il nostro cervello riconosce lo zucchero come fonte di nutrimento immediato.
I carboidrati semplici, e nel dettaglio il glucosio, sono la fonte di energia principale del cervello: il cervello ha bisogno di un apporto costante di glucosio per funzionare correttamente, in particolare per le attività metaboliche e cognitive come la memoria e l'apprendimento.
Possiamo quindi dire che il glucosio è la benzina indispensabile al nostro cervello per lavorare, al punto tale che se non forniamo zuccheri tramite la dieta, il nostro corpo inizia a produrseli da solo, a differenza di amminoacidi e grassi (esistono grassi essenziali e amminoacidi essenziali, così chiamati perché da assumere obbligatoriamente tramite alimentazione).
È importante però mantenere un equilibrio nel consumo degli zuccheri, perché in grado di causare un aumento repentino della glicemia (lo zucchero nel sangue), con conseguenze negative sulla salute.
La dolcezza (e il piacere) dello zucchero

Da secoli lo zucchero viene utilizzato per rendere gli alimenti più appetibili, e con l'avvento della grande industria alimentare è diventato quasi impossibile trovare alimenti confezionati che ne siano completamente privi (e si, stiamo parlando anche di alimenti salati!). La richiesta di alimenti sempre più dolci ha spinto il mercato a produrre alimenti più ricchi di zucchero, che ci danno una sensazione di benessere e piacere che può crearci una vera e propria dipendenza.
Quando consumiamo zuccheri semplici il nostro corpo rilascia un particolare ormone, chiamato dopamina, che agisce come neurotrasmettitore nel sistema di piacere-gratificazione. Si crea quindi un sistema di ricompensa tra l’assunzione degli zuccheri ed il benessere, che può portarci a cercare continuamente alimenti zuccherini.
Il consumo di zuccheri comporta inoltre anche una risposta insulinica, che può portarci a sentire maggiormente la fame: gli zuccheri semplici vengono infatti assorbiti rapidamente dal corpo, causando picchi di zucchero nel sangue seguiti da un calo improvviso, che può portare a stanchezza ed affaticamento.
Ma crea dipendenza come una droga?
La domanda se lo zucchero crei una dipendenza simile a quella della droga è complessa. Sebbene diversi studi abbiano dimostrato che lo zucchero può influenzare i sistemi di ricompensa nel cervello, rilasciando proprio il neurotrasmettitore dopamina, non è corretto dire che sia paragonabile a una droga in termini di potenziale di dipendenza.

Ed i motivi sono i seguenti: anche se lo zucchero porta ad un rilascio di dopamina, non lo fa con la stessa intensità e velocità delle droghe. Gli effetti euforici sono meno marcati, così come la ricerca compulsiva. Inoltre, la dipendenza da zucchero è influenzata anche da fattori ambientali, come dalla facile disponibilità di alimenti zuccherini e le nostre abitudini alimentari (cosa che non succede per la dipendenza da droga).
Le droghe possono anche alterare la neurobiologia del cervello, portando a dei veri e propri cambiamenti, mentre lo zucchero non sembra avere lo stesso impatto a lungo termine, e i suoi effetti sono transitori. E in ultimo, la differenza più importante: l’interruzione dell’assunzione di zucchero non causa sintomi di astinenza fisici gravi come quelli che si osservano con l’astinenza da oppioidi (o altre sostanze).
Quindi, anche se lo zucchero può essere gratificante e indurre comportamenti di ricerca ripetitivi, non causa una dipendenza paragonabile alle droghe. Bisogna parlare di comportamento alimentare problematico causato dallo zucchero, ed influenzato da fattori sia ambientali che psicologici, piuttosto che di una vera e propria dipendenza chimica.
Quello che è certo è che, come da linee guida alimentari e Oms (organizzazione mondiale della sanità), andrebbe ridotto il consumo di zucchero e zuccheri semplici, perché non superino il 10% dell’apporto calorico giornaliero.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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