Che cos’è lo Sten, il servizio che salva neonati in emergenza

Quando si parte bisogna essere talmente preparati da aver già «previsto ogni imprevisto». Perché viaggiare su un’ambulanza con un neonato prematuro, piccolissimo o con patologie importanti è «un’emergenza al cubo». A sottolinearlo è Francesco Maria Risso, direttore della Terapia intensiva neonatale (Tin), della Neonatologia e del Nido dell’Asst Spedali Civili.
Che cos’è
Il Servizio di trasporto in emergenza neonatale (Sten), la cui responsabile è Carmen Rodriguez, da quando è stato attivato, esattamente trent’anni fa, ha trasportato «quasi quattromila neonati, compiendo oltre 9.700 chilometri l’anno. Che è la distanza tra Brescia e Los Angeles». Copre, infatti, un territorio molto vasto, il più esteso della regione, che comprende la nostra provincia e quella di Cremona, ma anche Mantova quando ci sono necessità di tipo chirurgico.

Le quattro ambulanze del 118 dotate di un particolare aggancio (per l’incubatrice da viaggio) e allestite dal personale della Tin (medici, ma anche infermieri coordinati dalla caposala Elisabetta Dioni) con, appunto, una speciale incubatrice e altri dispositivi tecnologici (come ventilatore, aspiratore, ecografo wireless...) sono un «ospedale viaggiante» che porta i neonati nel centro più adeguato a gestire le loro esigenze. In moltissimi casi si tratta proprio del Civile, in altri, per esempio, dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che dispone della Cardiochirurgia.
La preparazione
Il personale, dicevamo, deve essere super preparato: «Prima di venire abilitati allo Sten servono almeno due anni di esperienza in Terapia intensiva neonatale - spiega Risso intervenuto di recente su questo tema anche alla trasmissione di Teletutto Obiettivo Salute -. Per eseguire questi trasporti sono, infatti, richieste particolari skills tecniche e mentali. Bisogna saper lavorare in sinergia per ridurre al massimo i rischi di deterioramento clinico del neonato». Neonato che può essere prematuro, avere problematiche di tipo infettivo, neurologico o chirurgico. O avere un massimo di due mesi ed essere affetto da bronchiolite grave.

Fondamentale è anche il ruolo degli autisti. Sono due, sono esperti e si chiamano Massimo e Luca. Come ci tiene a sottolineare la responsabile Rodriguez, «lo Sten è un servizio fatto di tantissimi cuori: medici, infermieri, autisti, ma anche le persone che tengono fermo l’ascensore o si spostano con l’automobile per far passare l’ambulanza. Cosa, quest’ultima, che ci fa emozionare ogni volta». Tanti cuori, insomma, tra i quali ci sono quelli dei benefattori Lorenzo Danesi e Michele Cibaldi che hanno da poco contribuito a rinnovare le attrezzature dello Sten.
Un servizio che, come evidenzia il direttore Risso, «necessita di essere continuamente aggiornato dal punto di vista tecnologico: più si è isolati rispetto all’ospedale, più la tecnologia sono di grandi». Ai neonati con problemi neurologici, ad esempio, si applica la terapia del freddo. Con questa donazione il reparto è riuscito ad acquistare una macchina portatile che abbassa la temperatura a 33,5 gradi. «Il sogno - confessa Risso - sarebbe poter disporre di un’ambulanza dedicata solo al trasporto in emergenza dei neonati».
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