Sanità digitale: addio ricette cartacee, tra bug informatici e Cup fermo
Bianche o rosse che siano, le ricette mediche su carta hanno i mesi contati: vengono mandate in pensione dalla Manovra 2025. Salvo rare eccezioni, se tutto andrà come previsto, dal prossimo anno farmaci ed esami potranno essere prescritti solo con ricette in formato digitale. Questo con l’intento di «potenziare il monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva - si legge nella recente Legge di Bilancio - nonché garantire la completa alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico».
Premesso che nulla vieta di stampare in certi casi un promemoria (l’importante è che il medico generi il codice della ricetta) e che il digitale consentirà di accedere alle prescrizioni in qualsiasi momento e dovunque ci si trovi, le preoccupazioni non mancano. In Lombardia il concetto di sanità digitale viene infatti da molti associato ai continui «bug» del sistema informatico (Siss) usato dai medici di famiglia per dematerializzare le ricette.
E al fatto che il tanto annunciato Cup regionale (il sistema di prenotazione centralizzato che, come aveva spiegato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, «permetterà una gestione più efficiente delle prestazioni sanitarie ambulatoriali e una riduzione delle liste d’attesa») non sia ancora partito.
Incredulità
Di eliminare le ricette cartacee «se ne parla da anni, ancor prima del Covid, ma con tutti i blocchi che abbiamo sul Siss è utopico al momento pensarci», commenta Angelo Rossi, segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
Di idea «prematura» che potrebbe «bloccare l’attività dei medici e impedire l’accesso dei pazienti a farmaci e prestazioni importanti» ha parlato il segretario generale della stessa Federazione Silvestro Scotti: «Non si può fare la norma prima dello strumento». Preoccupata è anche Clara Mottinelli, presidente di Federfarma Brescia: «Sarebbe bello avere solo ricette digitali, come in Trentino, se il sistema funzionasse. Prima, però, bisognerebbe potenziare la rete informatica».
Quanto, invece, al Cup, Bertolaso in primavera aveva detto alla stampa che sarebbe partito in estate dall’Asst Franciacorta per poi essere esteso a tutta la regione. Il debutto, però, non c’è stato: «Stiamo lavorando intensamente per rafforzare le difese contro le minacce cibernetiche e assicurare la sicurezza dei dati sensibili», ha riferito, di recente, l’assessore. L’operazione è al centro di polemiche.
I primi annunci di Bertolaso risalgono, infatti, al 2023: come ricorda Miriam Cominelli, consigliera regionale del Pd, la partenza del Cup era fissata al «gennaio 2024, ma di fatto ad oggi non vi è nessuna certezza sull’adesione dei privati profit e quindi sulla partenza del servizio. Un ritardo inaccettabile, considerato che questa Regione attende l’agenda unica da 10 anni. Il nuovo Cup, oltretutto, costerà 61 milioni di euro, una cifra enorme, che si aggiunge ai milioni già spesi senza alcun risultato negli anni precedenti. Solo due anni fa, infatti - conclude la consigliera -, sono stati destinati ai privati sette milioni di euro per adeguarsi al sistema di prenotazione unica, risorse che sono andate del tutto perse».
Liste d’attesa
Il Cup sarà la soluzione? «Di certo centralizzare il sistema delle prenotazioni non sarà sufficiente - osserva il chirurgo Diego Benetti, segretario provinciale del sindacato Anaao-Assomed -: bisogna riformare tutto il sistema: l’Italia è molto forte in termini di medicina d’urgenza, ma è carente in quanto a medicina di prossimità. I medici di famiglia, soffocati dalla burocrazia, non riescono a seguire i pazienti e a fare da filtro».
Le liste d’attesa, come evidenziato nel rapporto di Cittadinanzattiva, sono la principale causa di rinuncia alla cure degli italiani. In totale, nel 2023, a desistere da prenotare visite ed esami è stato il 7,6% della popolazione italiana (era il 7% l’anno prima). Il 4,2% l’ha fatto per motivi economici; il 4,5% per i tempi di attesa. Quest’ultima quota rispetto al 2019 è quasi raddoppiata. Le Regioni «avevano un miliardo di euro per abbattere le liste d’attesa, ma non l’hanno usato tutto: manca capacità organizzativa - aggiunge Benetti -. E intanto nei pronto soccorso continuiamo ad avere una percentuale altissima di accessi impropri».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
