Punture di api e vespe: sintomi, rischi e come difendersi

Nella percezione comune le punture d’insetto con conseguenze importanti sono un fenomeno sempre più frequente. Esistono soggetti predisposti a sviluppare reazioni significative? Come si può distinguere un effetto tollerabile da un effetto potenzialmente letale? Si può fare prevenzione in questo campo? Per saperne di più abbiamo fatto una chiacchierata con il dottor Massimo Cinquini, direttore dell’Unità operativa di Allergologia degli Spedali Civili.
Vespe e api
Innanzitutto una premessa: ci focalizziamo sugli imenotteri (api vespidi), ma è esperienza comune che si verifichino reazioni pure a punture di altri tipi di insetto (coleotteri, ditteri: mosche e zanzare, dicotteri: blatte) anche significative a livello locale e in alcuni casi con dimostrazione di reazione allergica propriamente detta. Tuttavia, come spiega lo specialista, «tali reazioni restano confinate a livello locale senza evolutività. Al contrario le reazioni a veleno di imenottero possono avere una estensione a tutto l'organismo ed una evoluzione potenzialmente fatale. Per questo esiste, nei i casi opportuni, una terapia di emergenza e soprattutto un trattamento che conferisce protezione dalle reazioni gravi».
Partiamo da alcuni dati, che, come fa notare il dottor Cinquindi, «descrivono un fenomeno impattante: in Italia si verificano fino a 5 milioni di punture all'anno; dal 15 al 30% della popolazione generale può essere sensibilizzata (o meglio essere entrata in contatto con gli imenotteri e avere prodotto anticorpi); fino al 25% può presentare reazioni locali estese (oltre 10 cm dal sito di puntura); fino al 9% sviluppa anafilassi (che sale al 40% in soggetti professionalmente esposti come gli apicultori)».

«I numeri – prosegue l’esperto – evidenziano una tendenza all’aumento dei casi, ma a questo proposito non è stata individuata una spiegazione esaustiva. Sicuramente è aumentata la consapevolezza di questo tipo di patologia potenzialmente fatale, pertanto è aumentata l'emersione di casi non diagnosticati. Vi sono ipotesi anche sull'influenza dei cambiamenti climatici sulle abitudini di questi imenotteri, nonché sul loro comportamento e sulla presenza di specie prima a noi sconosciute (a causa della globalizzazione) che alterano gli equilibri locali. Caso emblematico è quello della vespa velutina le cui vittime prescelte sono proprio le api. È una vespa che mostra aggressività maggiore rispetto alle vespe autonome. Ma il nesso di causalità è molto meno definito rispetto ad altri tipi di patologia. Sicuramente – aggiunge – influiscono sulla probabilità di sviluppare allergia la frequenza delle punture, l'intervallo fra le punture, lo stato atopico, la puntura di ape più che di vespa».
Allergia
Quindi quando ci dobbiamo preoccupare di essere allergici alle punture di imenottero e cosa dobbiamo fare? Lo specialista invita a distinguere due situazioni. La prima concerne le cosiddette «reazioni tossiche» causate dall'infiammazione che il veleno iniettato induce nei tessuti colpiti: una reazione «normale, anche se talvolta importante e con necessità di cure antibiotiche e cortisoniche, ma – sottolinea – con nessun rischio di shock anafilattico. In questo caso non serve alcun test diagnostico, è sufficiente utilizzare medicamenti locali (ghiaccio, antisettici, creme o farmaci cortisonici-antibiotici locali o sistemici in base alla severità delle lesioni) e adottare misure di prevenzione generica: non mangiare all'aperto, vestire con colori non sgargianti, etc».

La seconda sono le reazioni allergiche: «Reazioni che possono assomigliare alle reazioni tossiche, ma sono immediate e caratterizzate dai segni tipici dell'allergia, che sono prurito e gonfiore». Ce ne sono di due tipi.
Possono essere locali, anche estese oltre i 10 cm di diametro. «Queste reazioni – chiarisce il dottor Cinquini – tendono a ripetersi come tali nella grande maggioranza dei casi (più del 95%) pertanto non richiedono provvedimenti particolari, a meno che non presentino caratteristiche ingravescenti e si manifestino in soggetti con esposizione professionale come gli apicultori. Si possono ripetere le stesse indicazioni indicate per le punture tossiche: non serve nessun test diagnostico, è sufficiente utilizzare medicamenti locali e adottare misure di prevenzione generica».
Sintomi sistemici
Il secondo tipo di reazione allergica prevede, invece, sintomi sistemici (fino allo shock anafilattico) quindi potenzialmente fatali: «Subito dopo la puntura, oltre ai segni locali di gonfiore e prurito, compaiono sintomi a distanza dal sito di puntura, quindi sistemici, come prurito-orticaria diffusi, parestesie agli arti, nausea, vomito e soprattutto coinvolgimento respiratorio e cardiovascolare con difficoltà di respiro e abbassamento della pressione fino allo shock anafilattico».
Cosa fare
Concludendo lo specialista sottolinea che chi ha avuto una reazione a puntura di imenottero con caratteristiche sistemiche deve ricorrere a una diagnostica specifica e se positiva essere dotato di terapia d’emergenza (adrenalina autoiniettabile) e avviato alla immunoterapia specifica (o vaccino) per la prevenzione delle recidive.
L’immunoterapia allergene specifica per veleno di imenotteri è una pratica «altamente efficace e sicura», che consente di abbattere il rischio di recidiva aggravamento. Dura in genere cinque anni e richiede sedute ospedaliere in genere mensili, fornendo protezione già dopo i primi mesi dall'inizio. L'adrenalina è un farmaco salvavita da auto somministrazione, in grado di trattare eventuali recidive di shock che accadano prima che il paziente sia messo in protezione col vaccino, «ma non sostituisce il vaccino».
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