«Progetto Donna»: un percorso di rinascita tra yoga, scienza e solidarietà

L’iniziativa, nata nel 2023 dalla collaborazione tra Essse Accademia e la Breast Unit degli Spedali Civili di Brescia accompagna un gruppo di 25 donne in cura nella fase che inizia dopo l’ultima terapia
Pratica yoga (foto di repertorio)
Pratica yoga (foto di repertorio)
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Unire la delicatezza della cura, la forza della scienza e la profondità dello yoga. È questa la missione del Progetto Donna, l’iniziativa nata nel 2023 dalla collaborazione tra Essse Accademia Yoga Shastra Ratnakara-Ai jutsu- Ayurveda e Fitness e la Breast Unit degli Spedali Civili di Brescia, all’interno delle attività promosse da ESA, associazione impegnata nella prevenzione del tumore al seno. Un percorso completamente gratuito che ha l’obiettivo di accompagnare le donne in cura nella fase più complessa del loro cammino: quella che inizia dopo l’ultima terapia.

Dall’ospedale alla vita quotidiana

«La guarigione non termina con l’ultima terapia, ma comincia proprio da lì»: da questa consapevolezza è nato un progetto che vuole sostenere le pazienti nel passaggio dall’ospedale alla vita di tutti i giorni. Uno spazio sicuro in cui ritrovare equilibrio, fiducia e ascolto di sé. Gli strumenti privilegiati per arrivare a questo è lo yoga, accompagnato dalla respirazione e da attività fisica adattata alle singole esigenze.

Nel marzo 2025, vista l’elevata adesione raccolta in ospedale e gli incoraggianti risultati, il gruppo è stato trasferito dagli ambienti del Civile a quelli di Essse Accademia. Chi è arrivato qui, dopo aver superato qualche resistenza e timore, ha trovato e scoperto un luogo accogliente e protetto, supportato da professionisti qualificati.

Oggi il progetto coinvolge 25 donne, che partecipano gratuitamente alle attività grazie all’impegno dell’Accademia e alla generosità di alcuni allievi che hanno scelto di sostenere personalmente l’iniziativa. Un gesto che trasforma il benessere in un vero atto collettivo.

Tra yoga e medicina integrata

Ogni partecipante è stata valutata da un’équipe medica specializzata composta da Simona Boniello, esperta in medicina dello sport, e da Margherita Majno, oncologa. L’obiettivo: garantire un’attività fisica sicura, personalizzata e compatibile con il percorso di cura. La particolarità del Progetto Donna è la sua struttura integrata, che combina yoga e tecniche di respirazione, attività fisica adattata, discipline orientali e monitoraggio scientifico costante.

A rendere unico il programma è l’impiego dei dispositivi Biotekna, strumenti non invasivi che permettono di misurare oggettivamente gli effetti del percorso sul corpo e sul sistema nervoso. La BIA (bioimpedenziometria) analizza composizione corporea, stato infiammatorio, salute muscolare e ossea. Il PPG Stress Flow, invece, valuta la variabilità cardiaca e i livelli di stress, indicando il rapporto tra tensione e rilassamento.

In questo modo, il benessere non è solo percepito, ma anche quantificato. I controlli vengono ripetuti ogni tre mesi fino a marzo 2026, per monitorare nel tempo i cambiamenti e rendere il percorso sempre più efficace. Il valore del Progetto Donna va oltre il beneficio individuale. Il riverbero positivo si può apprezzare sulle pazienti, dal momento che offre strumenti concreti contro stress, fatica cronica e squilibri emotivi, creando relazione e consapevolezza di sé. Ma a beneficiarne è anche il sistema sanitario: si profila una prassi innovativa che potrebbe colmare il vuoto tra la fase acuta della malattia e il ritorno alla normalità, spesso la più difficile da affrontare. Per la ricerca, infine, si producono dati oggettivi sull’efficacia delle pratiche di medicina integrata, contribuendo alla validazione scientifica di tecniche come la respirazione controllata.

Il progetto si caratterizza anche per la sostenibilità sociale: nasce dalla collaborazione diretta tra professionisti, pazienti e cittadini che hanno scelto di contribuire. Un circolo virtuoso che può trasformare un percorso di cura in un’esperienza di rinascita condivisa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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