Nuovo ospedale di Chiari, c’è lo studio di fattibilità

Il terreno in cui costruire un nuovo e moderno ospedale c’è, un primo studio di fattibilità (seppur datato e da aggiornare) anche, la disponibilità di Alessandra Bruschi, direttrice generale dell’Asst Franciacorta, pure.
Con tutti i limiti del caso: il suo mandato è triennale; sul tavolo, quando si è insediata a gennaio, si è trovata 34 cantieri da far partire che, dice, «sono la mia priorità»; e il suo incarico è tecnico, non politico: «Per avviare l’operazione - spiega - mi serve l’input della Regione». E da Milano l’input parte se c’è l’interesse del territorio a procedere in tal senso.
Necessità
Indipendentemente quindi dal fatto che vada o meno in porto, quella del nuovo ospedale di Chiari per Bruschi è «una buona idea. Oggi disponiamo di un ospedale cittadino del 1905 cresciuto aggiungendo un pezzo alla volta che ha raggiunto una obsolescenza tale da rendere necessarie continue manutenzioni e adeguamenti. Un ospedale ben dotato dal punto di vista tecnologico, che necessita, però, di ulteriori spazi: giusto per fare qualche esempio la Neuropsichiatria infantile e il laboratorio delle analisi vanno rifatti, non abbiamo la sala per piccoli interventi e ci serve un magazzino capiente per i farmaci».
Di creare un nuovo ospedale, in verità, se ne è parlato anche in passato: erano gli anni ’80-’90 e l’idea si era arenata per via del campanilismo dei comuni della zona. Così la Regione aveva investito sulla struttura esistente ristrutturando il pronto soccorso e altri spazi. Durante la direzione di Mauro Borelli, poi, l’idea era tornata in auge ed è stato realizzato uno studio di fattibilità per una struttura con 100 posti in più di quella esistente da costruirsi nel terreno donato nel 2017 al Mellini, con lascito testamentario, dal magistrato di Chiari Italo Barcella.
Un’area da 80mila mq che si trova davanti al Conad e soprattutto vicino alla Brebemi: «Era il 2019 e lo studio è stato portato pure in Regione – spiega Borelli, ora in pensione –. Qualche tempo più tardi, durante la pandemia, il governatore venne da noi a visitare i primi centri vaccinali e disse che stavano vagliando la proposta». La questione, poi, non ha fatto passi avanti: «Probabilmente era più urgente investire nel nuovo ospedale di Cremona».
L’idea, però, anche secondo Borelli, va ripresa in considerazione «subito. L’edificio attuale è "anzianotto" e ha problemi di parcheggio e di viabilità. Il Comune dovrebbe fare una variante al Pgt che consenta di abbattere tutto (è vincolata solo la palazzina direzionale) e costruire gli alloggi per anziani e giovani di cui la città ha bisogno: la cubatura potrebbe essere data in permuta a chi vince la gara».
Negli ultimi anni, poi, è venuta a galla un’altra proposta: ampliare l’ospedale costruendo una «piastra» dove c’è il parcheggio. Opzione scartata perché onerosa e poco lungimirante. Rimarrebbe, infatti, il problema della viabilità che, secondo Bruschi e Borelli, si risolverebbe con la nuova collocazione: le ambulanze andrebbero dritte in Brebemi senza sprecare tempo. In più «il nuovo ospedale - aggiunge la direttrice - ci consentirebbe di rispondere al modello di sanità che stiamo costruendo».
Modello
Bruschi si riferisce al «modello "hub & spoke" in cui l’hub è il Civile e lo spoke siamo noi. A Brescia possiamo concentrare le questioni più complesse (le operazioni al pancreas e al fegato, la ricerca...) e qui possiamo fare tutto il resto, compreso preparare il paziente all’intervento e seguirlo a intervento avvenuto. Dobbiamo collaborare e dividerci i flussi. In tal senso, potendo contare anche sulla sanità di territorio che stiamo costruendo, sui medici di base e sugli specialisti, stiamo lavorando sulla presa in carico dei cronici.
L’operazione è iniziata con i diabetici e proseguirà con le persone affette da sclerosi multipla e Alzheimer: stiamo creando agende riservate ai cronici; per essere più vicini ai pazienti abbiamo fatto in modo di avere un diabetologo in ciascuna delle nostre cinque sedi e stiamo agganciando medici di base e specialisti in un unico percorso». In un’ottica allargata Chiari, insomma, sarebbe lo spoke e Brescia l’hub. Ma, all’interno della Asst Franciacorta che ha un territorio comprendente 44 comuni e 300mila abitanti, Chiari è a sua volta l’hub.
«Siamo grandi come una provincia – commenta Bruschi – e rispondiamo a un territorio sovraprovinciale: il 20 per cento delle persone che si rivolgono al nostro pronto soccorso arrivando dalla vicina Bergamasca. In quanto a numero di accessi, poi, la crescita è continua: siamo a quota 60mila l’anno». Secondo la direttrice il territorio ha bisogno di un ospedale nuovo e fuori dal centro «per affrontare le sfide del futuro». Per costruirlo servirebbero 220-250 milioni di euro (non 350 come si è detto in queste settimane). Tempi? «Almeno otto anni». Ora non resta che capire se il territorio è davvero interessato.
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