L’epidemiologo: «Vaccini baluardo contro la quarta ondata»

Francesco Donato commenta la curva dei contagi e spiega quale sia l'azione dei vaccini
Ragazzi alla visita prima del vaccino - Foto Ansa/Daniel Del Zennaro © www.giornaledibrescia.it
Ragazzi alla visita prima del vaccino - Foto Ansa/Daniel Del Zennaro © www.giornaledibrescia.it
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A che punto siamo della notte? Abbiamo forse perso di vista il cammino, distratti dall’assordante chiacchiericcio sulle misure per ridurre dolore e disagio nella sfida alla quarta ondata della pandemia? «Abbiamo la memoria corta» ammonisce il professor Francesco Donato, epidemiologo all’Università degli Studi di Brescia. «La curva dei contagi sta salendo ad un ritmo che non ha nulla da invidiare alla rapidità di crescita delle altre tre ondate - continua -. È sufficiente leggere i dati: in altri Paesi dell’Unione europea ed anche negli Stati Uniti l’attuale diffusione del virus è molto più estesa rispetto a quanto accade in Italia. La nostra situazione è migliore grazie alle vaccinazioni, ma anche qui ci saranno più persone contagiate e, di conseguenza, aumenteranno i ricoveri sia in area non critica sia in terapia intensiva. È inevitabile, visto che la quarta ondata è legata alla variante Delta del Sars-CoV-2, la cui trasmissibilità è del 50% superiore alla Alfa, la variante inglese responsabile delle ultime due ondate, in autunno e in primavera».

La Delta è oggi la più diffusa in Italia e colpisce soprattutto le fasce di età più giovani, quelle in cui la percentuale di vaccinati è ancora bassa. Dall’ultimo bollettino del Sistema di sorveglianza integrata dell’Istituto superiore di Sanità emerge, infatti, che tra i casi di infezione segnalati nel periodo dal 5 giugno al 19 luglio, quelli causati dalla variante Delta sono pari al 46% contro il 35% della alfa anche se quest’ultima rimane ancora la più diffusa a livello geografico.

«Quello delle varianti del virus altro non è che un meccanismo di selezione naturale: sopravvive quello che si trasmette di più e si adatta all’ambiente - spiega Francesco Donato -. Ricordo che all’inizio della pandemia l’indice di trasmissibilità (R0) era pari a 2-3, ovvero ogni persona contagiata ne poteva infettare al massimo altre tre. Poi, è salito a 4-5 con la inglese ed oggi l’indice è intorno a 6-7. Quello dell’influenza stagionale, per dare l’idea, è di 1,5. Nel corso del tempo la trasmissibilità si calcola con l’ormai famoso Rt, che oggi è pari a 1.3, dunque basso. La ragione dovrebbe essere ovvia: ci sono molti vaccinati ai quali si devono sommare i guariti dalla Covid-19 che sono almeno il doppio rispetto ai dati ufficiali. Dunque, una fetta importante di popolazione è protetta dai vaccini che riparano in percentuali alte dall’infezione e, soprattutto, dalla malattia in forma grave e dalla morte».

I guariti ufficiali dal Covid-19 nel Bresciano sono circa 95mila. Difficile stimare l’esatta entità dei contagiati asintomatici. Di certo, si sa che il bollettino ufficiale dei dati dell’Agenzia di tutela della Salute è composto per 1/3 da persone positive con sintomi e da 2/3 di positivi rintracciati attraverso screening di popolazione o con il tracciamento, analizzando i contatti di un positivo o di eventuali focolai.

L’evidenza di quanto è accaduto, e accade, non è tuttavia sufficiente a fugare i dubbi che spingono una fetta significativa di popolazione a rifiutare la vaccinazione anti Covid-19. «Davanti ad un pericolo si può reagire in modo irrazionale, scappando, oppure scegliendo di dare ascolto alla ragione. Ci sono specifiche regioni del cervello che governano le nostre reazioni - continua -. È la ragione che ci fa capire quanto sia importante basarci sui dati scientifici anche a fronte di una scienza che è imperfetta, ma in assoluto la cosa migliore che abbiamo, per citare il grandissimo Einstein».

Il professor Donato rimane fiducioso. «Razionalmente ottimista, dunque senza negarmi l’attesa di 20-30mila casi di persone contagiate anche nel nostro Paese nelle prossime settimane come sta avvenendo in altri. Tuttavia, un importante ruolo a nostro favore lo gioca il tempo: fa caldo e stiamo molto all’aperto e siamo più immunizzati, dunque ci saranno meno casi gravi, anche se ne avremo. Adesso non mi aspetto più l’ondata come quella dello scorso ottobre, la peggiore di tutte. Difficile azzardare previsioni, perché il virus è imprevedibile, anche se credo comunque che questa ondata finirà con il finire dell’estate».

Un tempo, dunque, che gioca a nostro favore, ma che non dobbiamo sprecare. In questo contesto di «non spreco» rientrano anche le misure adottate dal governo sull’obbligatorietà del «green pass» dal 6 agosto.

«È una garanzia. Con la Delta, il virus si trasmette in pochi secondi, soprattutto nei luoghi chiusi in cui si forma l’aerosol dalle goccioline del respiro delle persone infette - conclude Donato -. All’aperto è diverso perché l’aria si porta via il virus, a patto che si mantenga la distanza adeguata. Il green pass è dunque un sistema di protezione istituzionale. Un invito a lasciare il pericolo fuori dalla porta. Dobbiamo recuperare il rispetto per noi stessi e per gli altri».

 

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