I due pediatri bresciani star dei social: «Rassicuriamo i genitori per stare dalla parte dei bambini»

Come posso comportarmi con mio figlio se «tira schiaffi» all’asilo? E con la nonna che lo vizia? Ma il latte in polvere si può scaldare nel pentolino? Per questi e mille altri dubbi i genitori social (praticamente tutti) da alcuni anni trovano risposte semplici, gratuite e incoraggianti nei brevi video di Giuseppe Varrasi («dottor Beppe») e Maria Elena Lorenzetti, i due pediatri di libera scelta bresciani che, attraverso il canale «Pediatalk», raggiungono (e tranquillizzano) le famiglie di tutta Italia.
Come è nata l’idea di lanciare «Pediatalk»?
V: Maria Elena lavora a Desenzano del Garda, io a Brescia. Siamo una coppia nella vita e da tempo collaboriamo professionalmente organizzando congressi di formazione nel nostro settore. L’arrivo del Covid ci ha stimolati a trovare modalità diverse per comunicare con i colleghi, ma anche con le famiglie. Per i primi abbiamo promosso forum e seminari via web diventando, già agli albori della pandemia, una sorta di «Radio Londra della pediatria». Per le seconde, ossia le famiglie, inizialmente abbiamo lanciato video da 15-20 minuti su YouTube e poi, in formato più breve e immediato, anche su Instagram e Facebook. È stato mio figlio, che lavora per YouTube, a suggerircelo parlandomi della necessità che anche i professionisti occupassero i social network perché sono strumenti potenti che vanno usati bene e non sprecati.
Detto, fatto: da anni ogni giorno pubblicate video-pillole su tematiche inerenti salute e pedagogia. Il format è sempre lo stesso: primissimo piano prevalentemente di Varrasi con il camice bianco, parole semplici, immediate. Video girati in studio, ma anche durante le passeggiate in montagna.
V: Esatto, in vacanza tra l’altro è più facile girare questi video: abbiamo più tempo libero.
Su Instagram avete 300mila follower, su Facebook quasi 16.900. Quante visualizzazioni hanno raggiunto i vostri video?
V: Con certi video abbiamo superato il milione e duecentomila.
Parlate di streptococco, ferro basso, capricci, iperattività, allergie, bambini che non raccontano come è andata all’asilo o a scuola. Come scegliete gli argomenti?
V: Gli spunti ci arrivano dal nostro lavoro quotidiano in ambulatorio e da ciò che i genitori ci scrivono attraverso i social. Le domande a cui facciamo riferimento nei video sono sempre vere, cambiamo soltanto il nome del bambino.
Come cercate di porvi nei confronti delle famiglie? Qual è il vostro obiettivo?
V: Rassicurare. È troppo facile instillare paure nei genitori sulla cosa più preziosa che hanno, ossia i loro figli, facendo sfoggio di cultura per dimostrare di «essere imparati». A noi piace usare termini semplici e fare capire i lati positivi e negativi dei comportamenti.
L: Scendendo dalla cattedra e usando un linguaggio comprensibile si acquisisce autorevolezza e si viene ascoltati di più.
V: Stiamo dalla parte dei bambini. I genitori, ad esempio, si lamentano perché i loro figli quando tornano a casa da scuola non raccontano nulla. La nostra risposta è: «Voi raccontate loro come è andata la vostra giornata e cosa avete fatto al lavoro?».
Come sono i genitori di oggi?
V: Informati, ma bisognosi di rassicurazioni. Apparentemente sanno molte cose, più del passato. Ma non hanno gli strumenti per applicare ciò che sanno alla situazione del loro bambino.
L: Quindi non sanno decidere e hanno bisogno di un riferimento.
E i nonni?
V: Ci sono nonni meravigliosi che rappresentano un vero sostegno per le famiglie. E poi ci sono quelli che vanno in palestra.
Il web vi ha dato molta popolarità.
V: Esatto, da un sentiero di montagna a un bar di Bologna fino alla stazione Termini: ovunque incontriamo persone che ci dicono «Ma io vi ho già visti...».
Questa popolarità ha avuto anche effetti negativi?
V: No, solo qualche volta mi è capitato di ricevere messaggi da genitori di pazienti che mi dicono che non ho tempo per visitare subito il loro figlio perché sono «impegnato sui social».
Quali sono i video che hanno riscosso più successo?
V: Ce ne sono molti. Mi vengono in mente quello sulle nonne e quelli sull’autismo.
Avete nuovi progetti?
V: Sì, stiamo preparando una serie di corsi per neogenitori che pubblicheremo su una piattaforma dedicata. Saranno disponibili per l’estate e costeranno meno di un libro. Affronteremo molti temi, sempre con lo stesso spirito.
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