Bronchiolite in bimbi e neonati, con il vaccino 80% di casi in meno

È una delle patologie più insidiose nel periodo invernale, ma grazie all'alta adesione alla campagna di immunizzazione gli accessi in ospedale sono diminuiti
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Bronchiolite, 80% di casi in meno con i vaccini
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È una delle patologie più insidiose tra i bimbi nel periodo invernale. In Italia, nel 2023 ci sono stati 15mila ricoveri, di cui tremila in terapia intensiva, con 16 decessi. Contro il virus respiratorio sinciziale che causa le bronchioliti, e spesso rende necessario l’accesso in pronto soccorso o il ricovero nelle prime settimane di vita, si può però giocare d’anticipo con la prevenzione.

La conferma arriva dalla Poliambulanza di Brescia che lo scorso anno, grazie all’alta adesione alla campagna di immunizzazione, ha registrato un calo degli accessi dell’80%. «La bronchiolite è la malattia che impegna di più le Pediatrie nel periodo inverale – spiega il dott. Giuseppe Riva, responsabile del reparto nell’ospedale di via Bissolati –, tanto che durante le epidemie si va in crisi di posti letto. Lo scorso anno questo problema, grazie al vaccino, non si è presentata».

I risultati

Grazie al nuovo anticorpo monoclonale i ricoveri per bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Vrs) sono diminuiti del 71% rispetto alla scorsa stagione epidemica, seppur con forti differenze regionali. A evidenziarlo l'Osservatorio nazionale specializzandi in pediatria (Onsp) nel primo studio italiano real life del farmaco lunga durata d'azione, somministrato in dose unica per proteggere i neonati dal virus. Coordinato da Mattia Spatuzzo della Sapienza di Roma, ha coinvolto 30 centri pediatrici universitari in 15 regioni italiane.

I risultati sono stati presentati preliminarmente al Congresso della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri) a Verona dal coordinatore scientifico Fabio Midulla (Sapienza - Policlinico Umberto I). «Grazie al nirsevimab gli accessi in pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri per bronchiolite sono complessivamente diminuiti del 48%, i trasferimenti in terapia intensiva pediatrica del 61% – ha affermato Midulla –. La riduzione dei ricoveri nei reparti di degenza si è attestata intorno al 71% nei mesi di picco dell'infezione, pur se con forti differenze regionali. Regioni virtuose come la Toscana hanno ridotto i ricoveri di oltre l'80%. Regioni che hanno avviato la profilassi più tardivamente, quali l'Abruzzo, hanno verificato in un primo momento un significativo aumento dei casi».

L'anticorpo moniclonale contribuisce anche a diminuire il rischio di complicanze respiratorie nei due anni successivi, riferiscono gli esperti. Un'infezione precoce da Vrs si complica, infatti, con bronchite asmatica e riduzione della funzionalità respiratoria nel 35-40 per cento dei casi. Cambia il profilo dei pazienti ricoverati. Nella stagione 2024-2025 si è trattato più spesso di «lattanti di età maggiore, probabilmente perché l'immunizzazione è risultata più capillare nei neonati vaccinati – ha continuato Midulla – e tra gli ammalati nonostante la profilassi, prevalgono i bambini con patologie croniche, che continuano a rappresentare la fascia più vulnerabile».

Per il consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), Renato Cutrera, i risultati confermano l'efficacia dell'anticorpo nella prevenzione. Preoccupano però le disomogeneità in termini di accesso e tempistiche: «Se tra i lattanti più piccoli i ricoveri si sono ridotti del 90%, tra i più grandi, nati fuori stagione, la riduzione è stata solo del 40%. Ci auguriamo che queste criticità possano essere superate già dalla prossima stagione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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