Allergie respiratorie in crescita, ne soffrono 300mila bresciani

L’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario in soggetti geneticamente predisposti, che si può rivolgere verso numerosissime sostanze «innocue» per i non allergici: dal polline agli acari della polvere, dal veleno degli imenotteri a un farmaco o a un alimento. Il mondo delle allergie è assai complesso, in evoluzione e interessa, purtroppo, sempre più persone. Basti pensare che sarebbero almeno 300mila (il 25-30% della popolazione generale) i bresciani che soffrono di allergie respiratorie primaverili. Primaverili, in realtà, è più un modo di dire che altro: lo sfasamento delle stagioni porta i soggetti con allergia ai pollini a star male da gennaio a novembre.
Le principali allergie
Come ci spiega Massimo Cinquini, direttore dell’Unità operativa di Allergologia dell’Asst Spedali Civili, affiancato dalla prof. Claudia Agabiti Rosei, direttrice della scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia clinica dell’Università degli studi di Brescia, le principali allergie respiratorie sono la rinite allergica, la congiuntivite allergica e l’asma bronchiale allergico.
Il meccanismo che si instaura è semplice: «Nelle persone predisposte – spiega il dottor Cinquini – il sistema immunitario produce anticorpi (IgE) contro elementi presenti nell’aria come pollini, acari della polvere o derivati epidermici animali. E, quando questi ultimi vengono a contatto con naso, occhi e bronchi, scatta una reazione infiammatoria di tipo allergico. Le mucose si gonfiano, c’è produzione di muco, il naso gocciola, si avverte prurito, si continua a starnutire: è la rinite allergica che, allo stesso modo della congiuntivite allergica, associata a sintomi come lacrimazione, fastidio alla luce e bruciore degli occhi, è la conseguenza di una reazione immunitaria anomala».
Diagnosi e cura
Più pericoloso è l’asma bronchiale allergico, in cui «l’infiammazione allergica induce una chiusura dei bronchi facendo, così, passare meno aria, con la conseguenza che il paziente avverte mancanza di fiato e respiro sibilante. È una malattia che, se non inquadrata e curata, può diventare cronica e invalidante. Questo significa che non ha più bisogno della presenza dell’allergene per attivarsi».
La diagnosi di allergia respiratoria – con test in vivo o in vitro – necessita delle conoscenze di uno specialista. Curioso è il fatto che il 40-45% di chi ne soffre non ha una diagnosi certa: sopporta o ricorre all’automedicazione con gli antistaminici che, come evidenzia il dottor Cinquini, «agiscono sui sintomi, ma non curano: solo l’immunoterapia allergene specifica (il cosiddetto vaccino) è in grado di indurre il sistema immunitario del soggetto allergico a non reagire alla presenza dell’allergene. È disponibile per i principali pollini, gli acari della polvere e i derivati animali. Può essere iniettivo o sublinguale. Aiuta a combattere la reazione allergica fino, in molti casi, ad azzerarla».
Trend in crescita
Il trend, si diceva, è in aumento. A incidere sono più fattori: «Ci sono i gas serra come la CO2 – spiega il dottor Cinquini – che portano all’innalzamento della temperatura, allo sfasamento delle stagioni e delle fioriture. E rendono più "allergenici" i pollini. I gas esausti della combustione irritano le vie aeree e aggravano l’infiammazione allergica. E gli eventi meteorologici estremi generano una condizione di altissima concentrazione di allergeni nell’aria: è dimostrato che in occasione di forti temporali – conclude – aumentano gli accessi in pronto soccorso dei soggetti che presentano asma bronchiale allergico».
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