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Torri Solare e la sostenibilità spiegata agli studenti

La società che produce pannelli fotovoltaici ha incontrato i ragazzi dell’istituto Gigli di Rovato
Michele Torri, Alessia Vergine ed Emily Pederzani sono stati i realtori dell’incontro - © www.giornaledibrescia.it
Michele Torri, Alessia Vergine ed Emily Pederzani sono stati i realtori dell’incontro - © www.giornaledibrescia.it
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L’economia circolare è solo all’inizio del suo sviluppo e alle giovani generazioni spetta il ruolo di continuare a percorrere la strada dell’innovazione per essere forza trainante per il futuro.

Per questo Torri Solare ha dato appuntamento nella Sala Libretti del nostro giornale a due classi classi dell’istituto tecnico Gigli di Rovato, con l’obiettivo di approfondire alcuni dei goal previsti dell’Agenda Onu 2030, illustrare i benefici derivati dall’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (con focus sul fotovoltaico di cui l’azienda con sede a Manerbio è player nazionale in progettazione e produzione di impianti), ma anche e soprattutto capire cosa rimane da fare per mettere a sistema pratiche di sostenibilità coerenti ed efficaci.

«La sostenibilità è una questione di innovazione, non significa rinunciare a qualcosa, né tornare indietro» ha subito chiarito il presidente della società Michele Torri che, quando si è trattato di dare una sede all’azienda da lui presieduta, ha scelto di farlo su un lotto di 10mila metri quadri dove, prima di costruire, «è stato necessario smaltire seimila metri cubi di eternit. Grazie all’impianto fotovoltaico installato sul tetto produciamo inoltre 500 Kw di energia di cui una parte viene immessa in rete per essere usata da altri».

Lungimirante? Sicuramente. Logico? Non proprio. Perché, ed è sempre bene ricordarlo, tutto questo accade in un contesto (inter)nazionale in cui acquistare e bruciare carbone o utilizzare gas è ancora economicamente più conveniente che produrre energia rinnovabile. Lo stesso dicasi in ambito costruzioni: edificare su un’area nuova comporta investimenti e tempi minori rispetto ai processi di riqualificazione dell’esistente, con annessi costi di smaltimento predetti. Eppure - dati alla mano - sul fronte dell’innovazione qualcosa si muove.

«Quindici anni fa col fotovoltaico si arrivava a produrre fino 200 watt, oggi la mole è salita a 400, permettendo quindi di soddisfare circa l’80% del fabbisogno energetico di un’abitazione - ha sottolineato Torri -. La percentuale sale al 90% se ci dota di batterie per l’accumulo di scorte energetiche da usare in un secondo momento, ad esempio di notte». Il tutto senza produrre un solo grammo di CO2.

Non solo: la legge regionale 199/2021 sulla creazione e regolamentazione delle comunità energetiche rinnovabili incentiverà gruppi di persone o intere località a dotarsi di impianti fotovoltaici per soddisfare il proprio fabbisogno energetico domestico, stoccando o vendendo il surplus. Già, perché se «i campi fotovoltaici possono essere realizzati ovunque vi sia un tetto, ideale essendo privo di impiantistica, l’eccedenza prodotta si immette in rete per la comunità. Viene ripagata, certo, ma il senso non tanto è vendere, quanto non sprecare» ha infatti spiegato l’architetto Alessia Vergine, che in Torri Solare si occupa di progettazione e fissaggio di tali impianti.

L’idea che piccoli paesi o grandi centri abitati divengano comunità energetiche non è così utopica. Per farlo, tuttavia, occorre un cambio di paradigma. «Bisogna crederci e ragionare con un’ottica a lungo termine - conclude Torri -. In Europa la produzione di pannelli solari è scesa a zero poiché gli Stati che un tempo fornivano incentivi ora non lo fanno più. Serve inoltre potenziare le infrastrutture con colonnine di ricarica per auto elettriche».

Ed è così che la più classica delle domande rivolte a uno studente nel corso della sua carriera scolastica si candida ad essere inoltrata alle istituzioni e a noi stessi come collettività. Cosa vogliamo fare da grandi?

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