Prandini: «L’agrisolare per l’autosufficienza energetica del Paese»

Le filiere dell’agroalimentare italiano sono alle prese con una crisi energetica che non ha precedenti. I costi sono iniziati a lievitare già a fine 2021, ma la spaventosa accelerazione è arrivata con lo scoppio della guerra in Ucraina.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mette a disposizione 1,5 miliardi per rendere autonome energeticamente le imprese agricole attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici. L’obiettivo della misura è sostenere la realizzazione di impianti sui tetti di stalle, cantine, cascine (escludendo totalmente il consumo di suolo) attraverso l’erogazione di contributi che potranno anche coprire i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture.
Per il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, «è fondamentale poter utilizzare presto e bene tutte le risorse stanziate. Perche la missione degli agricoltori e degli allevatori di Coldiretti è da sempre produrre cibo sano e sufficiente per tutti, in maniera sempre più sostenibile».
L’autosufficienza alimentare ed ora energertica del Paese è uno dei suoi cavalli di battaglia.
«Questi due mesi di guerra hanno drammaticamente dimostrato tutta la fragilità della sicurezza alimentare europea, con aumento dei costi per gli agricoltori che non hanno precedenti. Una delle voci cresciuta di più è proprio il costo dell’energia, che ha colpito duramente tutti i cittadini. Per questo ci siamo battuti come organizzazione per avere un piano di autosufficienza che abbia più strumenti a partire da quelli del Pnrr».
Crede che gli imprenditori agricoli saranno in grado di raggiungere questi obiettivi?
«Ce la stiamo mettendo tutta. Iniziamo con l’utilizzare presto e bene le risorse stanziate dal "Parco Agrisolare". Ci sono 1,5 miliardi di finanziamenti per installare pannelli sui tetti di circa 20 mila stalle, cantine e cascine. E senza consumo di suolo».
Lo scorso anno contro i pannelli solari «mangia suolo» avete lanciato una campagna di mobilitazione.
«È stata una battaglia Coldiretti a sostegno delle campagne, nell’interesse degli agricoltori e dei consumatori. La misura del Pnrr finanzia il fotovoltaico senza consumo di suolo proprio perché abbiamo necessità di preservare al massimo suoli fertili per la produzione di cibo, considerato l'Italia, ad esempio, è costretta ad importare grano per la panificazione per il 64% e per la produzione di pasta per il 44%, latte per il 16%, carne bovina e suina rispettivamente per il 49 e 38%».
Questa battaglia di Coldiretti continuerà?
«È inevitabile. Negli ultimi 25 anni abbiamo perso il 28% di terreno agricolo a causa dell’abbandono e della cementificazione con la copertura artificiale di suolo e la conseguente riduzione delle produzioni che ha portato l’Italia alla dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli. Al 2050 si prevede che il nuovo consumo di suolo potrebbe complessivamente superare in Italia i 155 mila ettari. In termini economici, tra il 2012 e il 2030, i costi riconducibili alla perdita di servizi ecosistemici potrebbero oscillare tra gli 81,5 e i 99,5 miliardi di euro secondo le elaborazioni del Centro Studi Divulga».
L’introduzione del limite dell’autoconsumo mette una seria ipoteca sul successo della misura per l’installazione di pannelli. Onvestire diventa meno conveniente?
«Credo l’Europa debba superare il limite degli aiuti di stato che oggi lega i contributi agli agricoltori all’installazione di impianti fotovoltaici solo per l’autoconsumo. In tal senso, il limite dell'autoconsumo riduce le potenzialità della misura impedendo la realizzazione di impianti più grandi in un momento di crisi energetica. Lo scenario attuale impone inevitabilmente un aumento dell’efficienza energetica nazionale; è importante quindi utilizzare al meglio tutte le superfici dei tetti che un’azienda agricola ha a disposizione sfruttandone appieno le potenzialità».
Le comunità energetiche possono diventare uno strumento utile anche per il mondo agricolo?
«Possono essere una ulteriore traiettoria di sviluppo, che punta ancora di più sulla prossimità che le nostre imprese agricole rappresentano nelle aree rurali. Il territorio di Brescia potrà essere un laboratorio a cielo aperto per sviluppare questo tipo di modelli sostenibili, supportando le filiere consolidate e accompagnandole verso il futuro».
Sono soprattutto i giovani agricoltori a spingere per la transizione green.
«È una sfida che ci deve coinvolgere tutti. Il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile sulle coperture delle nostre aziende, preserva il ruolo fondamentale dell'agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori. È questa la migliore strada percorribile per creare le condizioni che permetteranno di garantire un sostegno alle imprese agricole, zootecniche e agroindustriali che in tal modo potranno avvantaggiarsi del contenimento dei costi energetici, ma anche per il Paese che potrà beneficiare di una fonte energetica rinnovabile».
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