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Comunità energetiche: imprese e cittadini creano energia green

Nel corso del webinar di FastZero presentati alcuni casi come quello del Comune di Lecce
Il fotovoltaico è la principale fonte energetica utilizzata dalle Cer - © www.giornaledibrescia.it
Il fotovoltaico è la principale fonte energetica utilizzata dalle Cer - © www.giornaledibrescia.it
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Si parla molto di comunità energetiche rinnovabili ma non a tutti è chiaro cosa siano, come funzionano e come potrebbero svilupparsi. La Regione Lombardia si è dotata di una norma ad hoc, la legge 23 febbraio 2022 n. 2, per promuovere la nascita delle Cer e contribuire, così, alla realizzazione di sistemi condivisi e sostenibili di produzione e di uso dell'energia.

Si tratta di realtà ancora in fase sperimentale, con alcuni elementi che però fin da subito risultano estremamente stimolanti: all’interno della comunità energetica i cittadini non sono più solamente consumatori ma diventano essi stessi dei produttori, e l’energia viene prodotta soltanto per il consumo effettivo (l’eccesso può essere venduto).

Per saperne di più la piattaforma digitale FastZero ha organizzato il webinar «Le comunità energetiche: modelli e strumenti per uno sviluppo sostenibile dei territori», dove un panel di esperti è intervenuto sulle modalità operative delle Comunità energetiche e sul ruolo, in rapporto ad esse, degli enti locali, anche alla luce delle opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Una Cer, spiega Ilaria Bresciani di Weproject, è «un’organizzazione di cittadini, enti locali, attività commerciali o piccole e medie imprese che si alleano per dotarsi di impianti destinati a produrre energia da fonti rinnovabili, in prevalenza il fotovoltaico». Una formula di gestione dell’energia «dal basso» e a chilometro zero, che può essere applicata non solo in Comuni di grandi dimensioni, ma anche in piccoli Municipi e borghi storici, profilandosi di fatto anche come un metodo per ripopolare il territorio, un nuovo modo dell’abitare e per vivere. Ne ha illustrato un caso pratico Sara Botto, con la presentazione del progetto SmartEnCity della municipalità di Comune di Lecce.

Immaginiamo, sempre per entrare nel concreto, un magazzino edile che divida e distribuisca i flussi energetici con un palazzo del centro storico legato ai vincoli della Soprintendenza, oppure una rete costituita da abitazioni, piccole imprese, enti pubblici dove il pannello fotovoltaico viene usufruito, a seconda dei bisogni, dall’uno o dall’altro.

Sono escluse le imprese di grosse dimensioni, specifica l’avvocatessa Federica De Luca di PwC Tls, in quanto il controllo può essere esercitato da soggetti pubblici, pmi o associazioni e lo statuto non prevede benefici economici, bensì solo ambientali e sociali.

La Regione, riferisce la dirigente Elena Colombo, ha stanziato in prima battuta 21 milioni e mezzo di euro per le comunità energetiche, con la prospettiva di ulteriori implementazioni dal punto di vista della dotazione finanziaria. Con una lettera del seneatore Massimo Sartori «abbiamo proposto ai Comuni di fare da soggetti aggregatori, atto che ha anticipato la deliberazione in giunta dell’11 aprile, con cui abbiamo approvato questa manifestazione d’interesse rivolta alle amministrazioni comunali»

. Le Cer rappresentano di sicuro una delle sfide principali per il sistema Paese, alla ricerca di nuovi modelli per rispondere a crisi energetica, climatica, pandemica. Eppure, le norme «sono un addendum a una risposta che già esiste sui territori, che negli anni si è andata via via creando e rafforzando - rimarca Marco Bussone, presidente nazionale Uncem -. Quartieri urbani e periferie hanno già saputo essere comunità energetica con progetti da fonti rinnovabili, che riescono a diminuire i costi delle bollette ed essere più efficienti». Anche la Cei ha recentemente lanciato un appello per «una comunità energetica in ogni parrocchia».

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