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«Serve più ricerca»: basta predicare, ora si adotti un dottorato

Al Csmt il PHD TalentDay: in venti presentano quanto stanno studiando insieme alle aziende
Una lezione universitaria - © www.giornaledibrescia.it
Una lezione universitaria - © www.giornaledibrescia.it
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Serve più ricerca, serve più ricerca. Un mantra, un tormentone che - soprattutto in questi ultimi due anni - ci ha perseguitato. Serve più ricerca, serve più ricerca. E fatela questa ricerca, pagatela, almeno un po’.

È tempo di chiedersi cosa potete fare voi (aziende grandi e piccolette) per la ricerca e non solo quel che la ricerca può fare per voi.

So bene che in qualche caso la fate in casa, ma qui vicino, in città, ci sta una università con 15 mila studenti. In particolare c’è Ingegneria che di studenti ne ha più di 5 mila e trecento e passa professori e un centinaio di dottorandi: qui avete, a due passi, il più importante «laboratorio» del nostro territorio, cosa aspettate a capire quel che può fare per voi, cosa possono fare per voi - in particolare - quegli studenti che, non sazi di cinque o sei di studi per la laurea, sono interessati a stare in università altri 3 anni per fare, per l’appunto, un dottorato di ricerca, ovvero a studiare e ricercare qualcosa che possa interessare anche voi, aziende grandi e piccolette.

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Riflettevo su queste cose nei giorni scorsi al Csmt in occasione del PHD Talent Day, ovvero della giornata dedicata ai dottorandi. I prof ne fanno una selezione e con presentazioni sintetiche ognuno dice quanto sta facendo. Ci sono ricercatori bresciani (non tanti), italiani (ma che studiano in città), anche stranieri.

Lo sfogo di sopra ci sta a prescindere da quanto il prof Vittorio Ferrara (delegato al tema ricercatori) mi dice: la risposta delle aziende è in crescita, non è male. Oggi - dice - abbiamo aperte un centinaio di posizioni e un terzo è finanziato da aziende, il resto dal ministero. Molti dottorandi vengono da altre università (il 55%), significa che siamo attrattivi, ma significa anche che i laureati bresciani, evidentemente, trovan subito lavoro. Di quadro positivo mi parla anche il prof Costantino De Angelis che a Ingegneria dell’Informazione "segue" una decina di dottorandi: non sono tantissimi, ma sono comunque il doppio di qualche anno fa.

Nella giornata al Csmt si è sentita tanta roba, una inevitabile macedonia perchè, per l’appunto, trattasi di ricerche «mirate», allestite e condotte anche con le aziende (che hanno interessi diversi) con il prof De Angelis e la professoressa Laura Depero a dirigere il traffico. E quindi Emanuele Bonera ha presentato i risultati sin qui ottenuti per studiare e sperimentare (su pista) cosa si può fare per rendere "più sicura la sicurezza" di una supercar elettrica (390 km/h, in collaborazione con Texa e Ycom) utilizzando il simulatore di guida in università; Alessandro Morelli sta studiando come rendere più efficienti le caldaie riducendo consumi ed emissioni (progetto finanziato da Ici Caldaie spa di Verona).

Luca Provezza (dottorato della Italpresse di Capriano) ha studiato un software per la diagnostica predittiva per presse e pressocolata, ovvero come fornire al cliente un servizio aggiuntivo che possa segnalare se si stanno creando le condizioni per arrivare ad un fermo della macchina. Ovvio che software per la manutenzione predittiva generica già ci sono ma qui si è trattato di studiare la specificità della pressa e della pressocolata. Vale per Italpresse, vale per tutti. Il risultato (sussurrato), pare più che buono e con un socio sudafricano forse si arriverà alla costituzione di una società ad hoc: eccellente traduzione di quanto si va ripetendo: più servizio sul prodotto.

Ma quanto costa? Una miseria: un dottorato va dai 60 mila ai 74 mila euro per i tre anni (con deducibilità fiscale). Per avere informazioni dottorati@unibs.it; per avere il quadro delle ricerche in atto https:bit.ly/dottoratidiricercaUnibs; per l’evento dei giorni scorsi ho cliccato Csmt PHD Talent Day. E non perdete tempo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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