Scuola

I presidi bresciani concordi: «A settembre tutti in aula»

Non tutti concordi sull’obbligatorietà, ma necessario superare la Dad
Tutti vogliono evitare la didattica a distanza
Tutti vogliono evitare la didattica a distanza
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Linea dura, per qualcuno, sull’obbligo del vaccino a tutti nella scuola; meglio una moral suasion, per qualcun altro, senza «limitare le libertà costituzionali». I presidi, però (che nella maggior parte dei casi sposano la posizione intransigente della loro Associazione nazionale), su una cosa concordano: bisogna trovare la quadra per il rientro a settembre e, se davvero la didattica in presenza sarà prioritaria, anche senza distanziamento, allora l’immunizzazione resta lo strumento principe per assicurare le lezioni in aula.

«Premesso che la decisione spetta a scienziati e politici, ritengo – afferma Simonetta Tebaldini, dirigente dell’Itis Castelli di Brescia – che il dipendente pubblico, dato che deve appunto garantire un servizio pubblico, debba essere vaccinato. A tutti coloro che dicono “no”, vorrei ricordare gli enormi problemi e disagi che si sono verificati in questi due anni. Nella mia scuola – aggiunge la preside – la grande maggioranza degli insegnanti – sono quasi 300 -, e anche tantissimi studenti, hanno usato il buon senso e si sono vaccinati».

E con gli «irriducibili», cosa si dovrebbe fare? «Penso che, per adesso, si possa continuare a cercare di convincerli, possiamo temporeggiare fino a metà agosto. Poi Cts e Governo dovranno prendere una posizione: non è immaginabile un altro anno con la Dad».

Rimane il nodo dei controlli, al netto delle norme sulla privacy. Ammesso che il Green pass per la popolazione scolastica entri in vigore, come si effettueranno le verifiche? Gli strumenti, rispondono i presidi, sono quelli tradizionali: l’autocertificazione o la consegna di una copia del certificato verde alla scuola, per i docenti. Mentre i ragazzi già devono esibire all’atto dell’iscrizione la documentazione comprovante gli adempimenti vaccinali; a questi si potrà (anche se non si sa con quali tempistiche) aggiungere il vaccino anti-Covid.

«La via più breve per controllare è la dichiarazione rilasciata dall’insegnante sotto la sua responsabilità, che, se mendace, comporta sanzioni – osserva Francesco Mulas, preside del liceo Bagatta di Desenzano -; il Ministero potrebbe anche fornire dei lettori ottici per leggere il Qr code. Vedremo. Il mio punto di vista – spiega il preside – è che gli operatori della scuola vadano equiparati ai professionisti della sanità: sono a stretto contatto coi ragazzi, in una relazione di apprendimento, entro spazi chiusi. Sappiamo quali danni ha causato la Dad, e bisogna evitarla il più possibile il prossimo anno. Il numero di vaccinati si rivelerà inversamente proporzionale alla didattica a distanza».

Più «morbido» il dirigente del cittadino liceo Copernico, Luciano Tonidandel, per il quale «l’obbligatorietà è un po’ troppo forte». «Noi abbiamo anche scritto una lettera ai ragazzi per raccomandare loro la vaccinazione – riferisce -, non arriverei però ad imporla, anche perché ci sono tante opinioni diverse tra gli stessi esperti. E come ci si comporterà quando i vaccini eseguiti andranno in scadenza?». Certezze matematiche per ora non ve ne sono – conclude il preside del Copernico -, ma «credo che il rientro al 100% sia improbabile e che una parte di didattica digitale, almeno all’inizio, si dovrà adottare».

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