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Bonus vacanze: nel Bresciano è flop, lo accetta uno su dieci

Fantini (Federalberghi): «È uno strumento insufficiente. In città hotel occupati al 18%»
Gli alberghi quest’estate sono in sofferenza - Foto © www.giornaledibrescia.it
Gli alberghi quest’estate sono in sofferenza - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Falsa partenza per il bonus vacanze (anche) nel Bresciano: meno di un hotel su dieci lo accetta e le richieste da parte dei turisti non sono molte. Lo strumento introdotto dal Governo con il decreto Rilancio, insomma, arranca.

«Federalberghi - spiega Alessandro Fantini, vicepresidente provinciale dell’organizzazione che da noi conta circa 450 associati - ha creato la piattaforma Bonusvacanze.italyhotels.it in cui, definendo una località, è possibile recuperare l’elenco delle strutture (hotel, bed&breakfast, agriturimo, villaggi turistici, residence e dimore storiche, ndr) che accettano il bonus e prenotare senza intermediazione ed evitando così il pagamento di commissioni. Nel Bresciano ad oggi se ne contano meno di cinquanta, delle quali 39 sono alberghi». Hanno detto sì ad esempio l’hotel Ambasciatori di Brescia (che vede al timone la famiglia Fantini), il West Garda Hotel di Padenghe e il Garda Village di Sirmione.

Al lago. L’occupazione degli alberghi si attesta attorno al 50%
Al lago. L’occupazione degli alberghi si attesta attorno al 50%

Sicuramente ci sono strutture che aderiscono, ma non l’hanno comunicato. Questa piattaforma realizzata in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo è però «lo strumento più completo» che abbiamo a disposizione per farci un’idea di come questo incentivo sia stato accolto nella nostra realtà: «Fatti due conti emerge che solo il 5 per cento degli alberghi (che nel Bresciano sono circa 700, ndr) accetta il bonus vacanze. Siamo al di sotto della media del resto del Paese». La formula non sta avendo successo «non tanto perché la procedura in capo alle strutture sia ostica, quanto piuttosto perché aderire significa anticipare un costo con la speranza di beneficiare chissà quando del credito d’imposta». Gli hotel quindi dicono «no, grazie», ma le richieste non sono pressanti: «Noi, all’Ambasciatori, ne abbiamo ricevute cinque, ma alla fine nessuna si è concretizzata».

Possono richiedere, infatti, questo contributo (fino a un massimo di 500 euro da spendere in Italia) solo le famiglie con Isee non superiore ai 40mila euro munite di applicazione «Io Italia» e identità digitale. Famiglie che, in alcuni casi e per motivi vari, hanno scelto di rinunciare alle vacanze. Il bonus, quindi, si è rivelato «uno strumento insufficiente - sintetizza il vicepresidente - come insufficiente è stata l’attenzione dello Stato e dell’Amministrazione locale nei confronti del nostro settore. Sarebbe stato meglio aiutarci ad assumere personale con una costo del lavoro inferiore, anziché farci lasciare a casa, in casa integrazione, i dipendenti. A livello cittadino, inoltre, ci aspettavamo sconti maggiori sulle tasse locali, come la Tari. Le misure, a Brescia, sono state invece minime e per lo più inferiori a quelle adottate da altre città lombarde. Uno sforzo maggiore andrebbe fatto: ora non si tratta di far felice qualcuno con lo sconto, ma di aiutare il settore a sopravvivere».

L’effetto Covid-19 sulla nostra provincia è infatti evidente. A Brescia, spiega Fantini, «i turisti non ci sono. Ciò che vedo è il deserto. L’anno scorso a luglio gli alberghi erano occupati al 68%, ora siamo al 18%. Solitamente d’estate nella nostra città si fermavano turisti di passaggio diretti altrove, per esempio a Venezia. Alcune strutture si erano specializzate nell’accoglienza di gruppi stranieri provenienti da realtà come Israele, ma anche Germania e Olanda. E poi c’è sempre stato il turismo d’affari. Ora invece stiamo lavorando al minimo: nel mio albergo lo scorso fine settimana avevo 5-6 stanze occupate su 66, in passato erano il triplo o il quadruplo. Speriamo che vada meglio da settembre in poi. Affinché questo auspicio si trasformi in realtà c’è però bisogno di far capire, fuori di qui, che la Lombardia è sicura e capace di gestire ogni situazione: i nostri ospedali sono preparati e i protocolli anti-contagio vengono seguiti alla lettera. È su questo fronte, quello della fiducia nel nostro territorio, che con Brescia Tourism ci stiamo muovendo».

In quota. I turisti non mancano, ma preferiscono affittare le case
In quota. I turisti non mancano, ma preferiscono affittare le case

Rispetto a Brescia, in quota e sui laghi la situazione va molto meglio: «Scelgono le nostre montagne gli italiani che soffrono il caldo e già conoscono e amano queste zone: affinché quest’estate prenotino c’è solo bisogno che ritrovino la fiducia. Quanto poi ai laghi, inizialmente le presenze davano soddisfazione nel weekend e non durante la settimana. Ora questa differenza si sta appiattendo, ma non si parla comunque di grandi numeri: l’occupazione viaggia attorno al 50 per cento. In un recente confronto, a mia precisa domanda ai colleghi circa la valutazione del fatturato 2020 è emerso che si attesterà attorno al 20-30 per cento di quello dell’anno scorso. I mesi di chiusura rappresentano una perdita che non può essere colmata». 

Sui laghi si vedono pochi stranieri, ci sono «soprattutto italiani del Nord. Questo significa che la nostra campagna di promozione del territorio funziona ed è un segnale incoraggiante per il futuro». Fantini non dipinge un quadro roseo, ma anche altrove la situazione è difficile. Federalberghi in un recente report su dati Istat mette in evidenza che rispetto all’estate 2019, quando gli italiani in vacanza furono 34,6 milioni, mancano all’appello 6,8 milioni di persone, facendo registrare un calo del 19,7%. Anche se la quota di coloro che rimangono nel Belpaese è cresciuta rispetto all’84,1% del 2019, il saldo è negativo, con una diminuzione in valore assoluto di 2,4 milioni di persone.

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