DVArea, la sfida dell’architettura digitale e ibrida per il benessere

L’estro che si oppone alla tecnica, l’artigiano agli antipodi rispetto al genio. Questo distinguo manicheo che vede contrapposti due differenti approcci al processo creativo è destinato a dissolversi, esattamente come a scomparire è pronta la distinzione a compartimenti stagni tra architettura e ingegneria.
Che la si chiami multidisciplinarietà o trasversalità dei saperi, nelle intenzioni di DVArea e del suo amministratore unico Armando Casella c’è proprio la costruzione di questa visione, collegata dal filo rosso del digitale. «La nostra realtà è a metà tra un atelier e uno studio di ingegneria, una nuova categoria che unisce creatività e tecnica - racconta Casella, uno dei fondatori della realtà bresciana con sede in viale Duca d’Aosta nata nel 2015 -. Il nostro obiettivo è il miglioramento della qualità del costruito, mettendo al centro il benessere dell’uomo e la sostenibilità, nelle sue accezioni ambientale, economica e sociale».
E per fare ciò DVArea, che conta oltre 100 professionisti (60 nella sola DVision Architecture) di età media di 36 anni e con competenze diverse (architetti, ingegneri, geometri, impiantisti ma anche psicologi), ha puntato tutto sulle tecnologie digitali. «I dati non sono una conseguenza del progetto ma anticipano la forma ed entrano nella fase di creazione - spiega Casella -. L’architetto non è un solista ma un direttore d’orchestra, che fa sintesi delle informazioni e le risorse in suo possesso».

Digital twin
L’obiettivo del futuro però è ancor più ambizioso. «Grazie all’IoT possiamo creare degli edifici che dialogano costantemente con i loro gemelli digitali - sottolinea -. Sincronizzare il fisico con l'immateriale, in modo che il secondo trovi immediatamente soluzioni per il primo, è la sfida del nostro tempo». Il tutto con al centro sempre il benessere delle persone, «anch’esso misurabile grazie alle neuroscienze».
Non stupisce perciò che DVArea sia entrata con il 33% nel capitale della società Strobilo fondata da Andrea Bariselli, ultimo satellite di una galassia che comprende DVision Architecture, DVS, DMep, Bimfactory, PDVA e il recente laboratorio ODueLab (con Strobilo appunto). «Ne arriveranno altre - annuncia Casella -. Rimane intatto l’approccio, che prevede sia progetti ex novo sia ingressi in itinere su commesse già attive, con il ruolo di facilitatori del processo».
Nel Bresciano
Tutto questo caratterizza perciò DVArea (ha assunto la forma giuridica di Società Benefit) un nome che nel Bresciano sta cominciando a brillare ora. «Fino a tre anni fa abbiamo lavorato quasi esclusivamente fuori dai confini provinciali - racconta -. Dopo aver allontanato le sirene milanesi abbiamo però deciso di concentrarci anche sul territorio. Siamo voluti rimanere qui e qui dobbiamo restituire».
E gli affari paiono andare a gonfie vele, con il fatturato che a fine 2022 dovrebbe toccare gli 8 milioni di euro (+30% sul 2021) e tanti progetti sul piatto, dalla rigenerazione urbana dell’immobile posto tra via Leonardo Da Vinci e via Pastrengo al prossimo intervento su un’area di 60mila metri quadrati a Concesio.
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